L'Uomo del Colle che ha detto no | Mattarella, il palermitano atipico - Live Sicilia

L’Uomo del Colle che ha detto no | Mattarella, il palermitano atipico

Ritratto del Presidente della Repubblica. Chi è l'uomo che ha detto no.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tanto per cominciare, è un palermitano atipico. Non appartiene, per sobrietà, alla città del prestigio. E, per surreale associazione iconografica, non lo immagineresti mai – sia detto senza sospetto di irriverenza in tempi così irriverenti – mentre addenta un panino con le panelle sulla battigia di Mondello. Ben altre appaiono le suggestioni letterarie che fanno, casomai, pensare, a un romanzo londinese con la nebbia sui tetti e il tè sullo sfondo nel salotto di casa.

Eppure, da quella compostezza possono saltare fuori decisioni di acciaio, in omaggio a un profilo pubblico che non ha mai amato compromessi valutati di segno contrario ai principi, a torto o a ragione. Non a caso, chi lo conosce sostiene che il Capo dello Stato sia un uomo-pesca, circonfuso di una morbidezza del garbo che sa diventare intransigenza. Dopo la polpa, spunta sempre il nocciolo, il muro, la durezza. Si è visto e ascoltato nel celebre discorso del congedo al mai nato governo Conte. Una frase a presidio di una posizione inderogabile è la chiave dialettica: “Il Presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha mai subito né può subire imposizioni”. E il sopracciglio sinistro divaricato, a svolgere un intervento per conto suo, tutt’altro che conciliante.

Anche il curriculum – sicuramente fedele – mostra tratti di inflessibilità. Era l’incipit degli anni Ottanta quando Sergio Mattarella – che aveva appena stretto tra le braccia il corpo di suo fratello Piersanti assassinato – commissario straordinario della Dc a Palermo, per scelta di Ciriaco De Mita, impugnò la ramazza del rinnovamento che avrebbe contribuito alla non più ripetuta Primavera col volto di Leoluca Orlando.

Era l’inizio degli anni Novanta quando il medesimo si dimise dall’incarico di ministro dell’Istruzione, in polemica con la fiducia sulla legge Mammì sul sistema radiotelevisivo. Il nocciolo inesorabile.

Di lui hanno scritto variamente secondo uno sperimentato cliché. “Ieri sera gli italiani hanno conosciuto un Mattarella diverso. Completamente solo ma quasi orgoglioso della sua solitudine”, secondo Stefano Folli di ‘Repubblica’ che ha commentato l’aplomb dell’Uomo del Colle che ha detto no.

Gian Antonio Stella lo descrisse così: “…Sergio Mattarella si adagia sereno nella definizione che gli diede un giorno Ciriaco De Mita: ‘In confronto a lui, Arnaldo Forlani era un movimentista’. Più i decibel si alzano, più lui li abbassa. Più la situazione s’infiamma, più lui s’affretta (‘lentamente, però’, rideva il professore Virga che gli insegnò il diritto) coi secchi d’acqua. Più gli altri sgomitano per mettersi in mostra più lui, che pure come molti intellettuali siciliani ha in odio l’acqua e non sa nuotare, s’immerge. Il massimo della violenza verbale lo toccò il dì in cui fu chiamato a commentare l’ipotesi che Forza Italia venisse accolta nel salotto buono del Ppe. Sentenziò: ‘È come un incubo irrazionale’. Ciò detto, disgustato, tacque”.

Una non semplice ricognizione privata richiama, soprattutto, l’amore che il Presidente nutre per la moglie scomparsa. L’ultimo necrologio recita: “Nel sesto anniversario della morte di Marisa Mattarella Chiazzese, il marito, i figli e i nipoti la ricordano con immenso affetto”. Così lo definì Francesco Merlo: “Vedovo, dolente e creativo, è facile immaginarlo perduto nell’immensità soffocante del Quirinale come Casimiro, il triste Vicerè di Sicilia, che viveva in una sola stanza ‘a sognare e a temere il crollo della luna’ e tutto il resto del Palazzo ‘gli era terra straniera’”.

Tuttavia, i soliti bene informati riferiscono che il Presidente sappia ridere e scherzare, in privato, quasi come tutti. E chissà che non ci sia stato pure un panino delle panelle, a Mondello, di tanto in tanto, nella sua calligrafia di palermitano atipico.

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