Ciadamidaro e Pasqualino I due gialli dell'Etna LiveSicilia

Ciadamidaro e Pasqualino|I due gialli dell’Etna

Ad Adrano pare esserci una nuova pista per far luce sulla scomparsa di Ciadamidaro. Mentre un pentito fa un nome sul caso del mottese Pasqualino.
LA POSSIBILE SVOLTA
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CATANIA – Il silenzio ormai dura da anni. In questa quiete – solo apparente – non si è mai smesso di indagare sulla scomparsa dell’adranita Nicola Ciadamidaro e del mottese Jonathan Pasqualino. In mezzo c’è la speranza dei familiari, che con il passare degli anni diventa un lumicino. L’esercito degli scomparsi è lungo in questo lembo di terra nera dell’Etna, ma su questi due casi su cui arrivano segnali, notizie e particolari rivelazioni. 

La scomparsa di Ciadamidaro

Nicola Ciadamidaro fa perdere le sue tracce il 3 giugno del 2016. L’ultima volta è stato visto al bordo di uno scooter diretto a una palestra di Adrano. Il 38enne ha avuto un passato tormentato, con una condanna scontata per droga. Ma da quello che hanno raccontato i parenti anche al momento della denuncia al commissariato di Adrano, aveva trovato un lavoro come parcheggiatore mettendosi la testa a posto.

Qualcosa però è accaduta. A nulla sono valse le ricerche a lungo raggio tra pozzi e casolari con l’aiuto dei sommozzatori e cani: Nicola Ciadamidaro da quattro anni sembra scomparso nel nulla. Ma potrebbe esserci una pista.

La pista nuova sul caso sarebbe emersa a seguito di alcune indagini scattate dopo il blitz The King della Squadra Mobile e del Commissariato di Adrano. L’operazione ha portato a far chiudere bottega a un gruppo di spaccio che si sarebbe rifornito da quello che i pentiti dicono essere un uomo del clan Scalisi, Salvatore Giarrizzo. Gli investigatori avrebbero trovato un input che li avrebbe portati ad incrociarsi con il nome di Nicola Ciadamidaro e sulla sua scomparsa. Una svolta? Servirà qualche tempo per capire.

Pasqualino e le rivelazioni del pentito

Jonathan Pasqualino è scomparso ormai da quasi cinque anni. È l’autunno del 2015 quando il parente presentò una denuncia: il 31enne si è allontanato a bordo della sua Honda SH 300 e non ha fatto più ritorno nella sua casa di Motta Sant’Anastasia. Le indagini affidate ai carabinieri si sono mosse su diverse direzioni: partendo dal suo lavoro nelle discoteche fino alle sue frequentazioni.

Qualche anno fa è arrivata la collaborazione di Luciano Cavallaro, ex esponente del clan Nicotra di Misterbianco. E lì sono scattate una serie di ricerche a tappeto sulle campagne mottesi: passate al setaccio alcune cisterne. Ma nulla. Non è mai emerso il contenuto delle rivoluzioni delle dichiarazioni del pentito, ma a fine giugno è stato sentito nel processo Gisella, quello che ha raso al suolo proprio la famiglia Nicotra, e durante l’esame è saltato fuori il nome del mottese scomparso.

Cavallaro indica Jonathan Pasqualino come l’ex responsabile della cellula del clan Nicotra di Motta Sant’Anastasia. Ma il collaboratore dice di più: punta l’indice contro Nino Rivilli che lo avrebbe fatto sparire (“U mmazzu!”, dice testualmente) perché non avrebbe spartito i soldi con il clan. Un’informazione che però Cavallaro non avrebbe avuto di prima mano, ma da parte di un’altra persona che – mentre era detenuto – avrebbe avvertito la moglie dicendole che appena Luciano metteva i piedi fuori dal carcere “gli avrebbe fatto fare la stessa fini di Pasqualino”. Input investigativi che portano all’ipotesi della ‘lupara bianca’ dietro la scomparsa del giovane mottese. Ma è tutto nel campo delle ipotesi.

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