La tragedia del 'Nuova Iside', novità nelle indagini -

Nuova Iside, legale dei familiari:|su una tavola segni di collisione

L'avvocato Ruffino annuncia una possibile svolta nelle indagini. "Ma lo Stato ci ha abbandonato".
IL PESCHERECCIO AFFONDATO
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PALERMO Emergono possibili novità sulla tragedia del ‘Nuova Iside’, il peschereccio affondato a largo di San Vito Lo Capo. Le comunica l’avvocato Aldo Ruffino che segue la famiglia di alcuni componenti dell’equipaggio scomparsi: “I Ris di Messina hanno analizzato, fra i tanti elementi a loro disposizione, una tavola, verosimilmente appartenente al ‘Nuova Iside’, che presenta segni di rottura compatibili con la pressione di un agente esterno. Inoltre, sempre sulla tavola, sono stati rintracciati i segni di un antivegetativo che le navi comunemente usano per evitare la crescita delle alghe”. Sono elementi, quelli annunciati dell’avvocato, che andrebbero nel senso della collisione con un’altra imbarcazione. Naturalmente, siamo nella fase delle indagini, per cui il condizionale è d’obbligo. Ma tutto può rappresentare una tappa utile nel cammino per la verità.

Le indagini sull’affondamento

La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta coordinata dall’aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico. Un’ipotesi è che vi sia stata una collisione con la petroliera Vulcanello. Risultano indagate quattro persone.

Il recupero del relitto

Alcune risposte essenziali sulla tragedia del ‘Nuova Iside’, forse, sono nel relitto che giace ancora nel luogo dell’affondamento, probabilmente con il corpo di Vito Lo Iacono (nella foto con suo padre), il giovane comandante del peschereccio. I corpi di Matteo, papà di Vito, e Giuseppe, il cugino che condivideva lavoro e speranze, sono stati restituiti ai familiari. “Le famiglie dell’equipaggio – ha scritto l’avvocato Ruffino nel suo dossier – chiedono allo Stato italiano di procedere, così come già efficacemente fatto in simili circostanze, al recupero del relitto della ‘Nuova Iside’ dove, verosimilmente, si trova all’interno Vito Lo Iacono, ad oggi ancora disperso, con la speranza di mitigare, ove possibile, lo strazio e il dolore di una mamma, di una compagna e dei familiari tutti”.

“Ma lo Stato ci ha abbandonato”

“Purtroppo lo Stato ci ha abbandonato – commenta ora il legale -. Abbiamo avuto promesse, sostegno e incoraggiamenti, finora soltanto a parole. C’è un muro oltre il quale non riusciamo ad andare e in questo momento ci sentiamo traditi”. Qualche tempo fa, il ministro per le Pari opportunità e per la Famiglia, Elena Bonetti, si era recata in visita a casa Lo Iacono, parlando a lungo con Rosalba Cracchiolo, moglie di Matteo e mamma di Vito. Impossibile non ascoltare l’appello disperato di Rosalba a Elena: “Aiutami a ritrovare mio figlio”.


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