TERRASINI (PALERMO)- Nella casa di Terrasini non ci sono più le folle di giornalisti che erano qui per raccontare il disastro, non nascondendo la commozione. Non ci sono più nemmeno i politici, con le loro immancabili promesse.
Ci sono le foto delle vittime, appese alle pareti inondate dal sole. C’è il cane Niku che abbaia all’ingresso, nella speranza di un ricongiungimento impossibile. Fa sempre così, perché non smette di sognare il ritorno del suo amico Vito.
La tragedia del peschereccio
Al centro della scena, ci sono due donne, ferite a sangue dalla catastrofe esistenziale che ha provocato la morte dei loro cari. Il peschereccio ‘Nuova Iside’, nella notte tra il 12 e il 13 maggio del 2020, affondò. C’è un processo in corso. La vicenda chiama in causa la petroliera ‘Vulcanello’, per quello che sarebbe stato un incidente fatale.
Le vittime del Nuova Iside
Rosalba perse Matteo, suo marito, e Vito, suo figlio. Cristina e i suoi quattro figli piccoli dissero addio Giuseppe, cugino dei primi due. Erano l’equipaggio del peschereccio. Vito Lo Iacono era il comandante, un ragazzo serio e responsabile. Il suo corpo fu restituito dal mare diversi mesi dopo. Rosalba non ebbe mai dubbi sull’identità di quei resti, appena affiorarono. Matteo Lo Iacono era un lupo di mare saggio ed esperto che aveva trasmesso la passione in famiglia. Giuseppe Lo Iacono era un giovane uomo allegro, innamoratissimo e generoso, dalla risata schioccante.
Le onde portano sempre la risacca del dolore di chi non potrà dimenticare. Il tragico naufragio del veliero Bayesian, a Porticello, con il suo carico di vittime – Mike Lynch, la figlia Hannah, Recaldo Thomas, Jonathan Bloomer, la moglie Judith, Chris Morvillo, la moglie Neda – ha riacceso ancora di più, in questa casa, una memoria che non sarà mai spenta. Qui il videomessaggio di Rosalba e Cristina per le famiglie delle vittime del Bayesian.
C’è un filo di sentimenti e vicinanza. Un legame oggettivo che, adesso, viene steso, come braccia per afferrare e consolare, in una mattina di sole, con Niku che abbaia e il silenzio dei morti rappreso sul muro.
“Il Bayesian un dito nella piaga”
“Il dramma del veliero è un dito nella piaga – dice Rosalba -. Per fortuna quindici passeggeri sono riusciti a salvarsi. Io penso che pure Vito, Matteo e Giuseppe si sarebbero salvati, se fossero stati soccorsi in tempo. La mattina del tredici, secondo me, erano ancora vivi. Poi non ce l’hanno fatta più. La ferita non si chiuderà mai, è stato come rivivere quei momenti. Ho pensato tanto, con molto affetto, alla moglie di Lynch (Angela Barcares, ndr) che ha perso marito e figlia. Posso capire come si sente”.
Parla Cristina: “Mi sono messa nei panni di quelle povere persone, siamo stati toccati dalla sofferenza, perché la conosciamo da vicino. Si sono portati avanti tanti discorsi assurdi: le vittime erano ricche… E allora? I soldi non servono se c’è di mezzo la separazione. Come sto? Vado avanti per i miei figli. Da quattro anni non riesco nemmeno a guardare il mare, non ce la faccio”.
La stanza di un ragazzo
Nella casa di Terrasini, appena dopo l’ingresso, ecco la stanza di Vito. Nessuno ha cambiato niente da quel giorno, il letto è intatto. Alcuni pupazzetti vegliano in composta mitezza. Una coroncina con il crocifisso è appoggiata con dolcezza all’eredità di un ragazzo inghiottito dalle onde.
Altri segni tangibili di amore si svelano. Sul braccio di Cristina è tatuato il nome di Giuseppe, con un cuoricino. Nella stessa zona, pressappoco, Rosalba ha un timone, lo stesso tatuaggio di suo figlio.
“Siamo rimasti soli”
“Siamo rimasti soli – sussurra Rosalba -. Tranne qualcuno, tutti ci hanno dimenticati, il dolore è nostro, ci sentiamo abbandonati, come famiglia. Mia nipote ha sognato Vito. Erano al molo per una passeggiata, in una giornata luminosa. Lui le diceva: ‘Sai, adesso io vivo qui’. Da quel momento ho ricominciato a guardare il mare”.
C’è il sole e non va via nella casa di Terrasini, dimora di pescatori, accanto all’odore del caffè. Le pareti risplendono, con le foto, nella corrente perenne della memoria. Ci sono passi e figure, per le scale, tra realtà e rimpianti. Niku spalanca gli occhi e abbaia.
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