L'Antimafia: a Scicli fu decisivo il no agli impianti dei rifiuti - Live Sicilia

L’Antimafia: a Scicli fu decisivo il no agli impianti dei rifiuti

La relazione della commissione sullo scioglimento del comune del Ragusano.

Restano tanti dubbi sull’iter che ha portato alla scioglimento del Comune di Scicli. Lo afferma la commissione regionale Antimafia nella relazione conclusiva dell’indagine su questa vicenda, presentata oggi all’Ars. La relazione approvata dalla commissione approfondisce un tema emerso con forza nella precedente inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Sicilia, in particolare nella parte riguardante il progetto di ampliamento dell’impianto della ditta A.Ci.F. Infatti, nel corso dell’indagine sui rifiuti è emerso, da una serie di audizioni, il sospetto che in taluni casi lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa potesse essere funzionale alla “rimozione” di amministrazioni che avevano assunto posizioni “scomode” rispetto a progetti di realizzazione o ampliamento di discariche o di piattaforme di trattamento dei rifiuti.

Lo scioglimento

Il case study è quello dello scioglimento del Consiglio Comunale di Scicli e degli innumerevoli aspetti critici che hanno caratterizzato l’iter istruttorio. I fatti risalgono al 2015. Trentasette audizioni all’Ats hanno cercato di mettere a fuoco quella storia, uno scioglimento che resistette all’esame del Tar Lazio e del Consiglio di Stato. Ma i commissari dell’Ars vedono le cose in modo diverso dalla magistratura amministrativa: “Questa Commissione – si legge nella nota stampa di presentazione della relazione – ha provato a dare una risposta, ricostruendo – attraverso un ciclo di trentasette audizioni – passaggi amministrativi ed istituzionali, ravvisando una serie di circostanze che destano non poche perplessità: «documenti che scompaiono, verbali delle conferenze di servizio che vengono trasmessi altrove, pareri negativi che diventano positivi, incursioni dei servizi segreti, interferenze politiche, presunte “cupole mafiose” che si rivelano malandrinate di paese, fatti dirimenti non presi in considerazione dalla commissione d’accesso, assenza totale degli organi commissariali nei momenti più critici della vicenda A.CI.F…. E soprattutto il cambio di rotta radicale e immediato nei confronti della gigantesca piattaforma di smaltimento progettata a Scicli: prima fermamente negativo, poi – a comune sciolto – decisamente favorevole».

La tesi dell’Antimafia

E così, la commissione presieduta da Claudio Fava, si spinge fino a mettere nero su bianco un sospetto presentato come qualcosa di più di un’illazione: “E’ improbabile che si sarebbe giunti allo scioglimento se non vi fosse stato un profilo – dell’amministrazione e del consiglio comunale di Scicli – fortemente critico nei confronti di possibili nuovi (Truncafila) o più ampi (A.CI.F.) impianti di smaltimento di rifiuti nel territorio della città. E che a quello scioglimento abbiano concorso, consapevolmente o meno, molte azioni ed omissioni istituzionali, giornalistiche e politiche”.

“Riformare le norme”

La vicenda, scrivono i commissari, dovrebbe servire da monito per il futuro. Si auspica “un pronto intervento sulla normativa prevista dall’art. 143 del T.U.E.L., affinché si impedisca che lo scioglimento di un consiglio comunale più che a liberare il territorio da supposte interferenze mafiose, obbedisca ad altre motivazioni e serva ad altri esiti”.

“Sarà impegno di questa Commissione proporre in un approfondimento specifico una valutazione critica ed organica sul testo del TUEL relativo allo scioglimento dei comuni”. Così si conclude la relazione dei commissari, che nel corso dell’indagine sui Rifiuti avevano toccato altre due vicende in qualche modo analoghe, quelle di Siculiana e Racalmuto.

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