PALERMO – La settimana scorsa, durante una perquisizione al Policlinico, i poliziotti della squadra mobile hanno trovato una sorta di libro mastro e denaro contante. Gli impiegati della camera mortuaria avrebbero annotato i nomi delle salme e i soldi incassati per agevolare la pratica di rilascio della salma. L’inchiesta, dunque, potrebbe anche allargarsi.
Un centinaio i casi finora ricostruiti
Sono un centinaio gli episodi scoperti in poco più di un anno e finora contestati dalla Procura della Repubblica ai quattro dipendenti dell’ospedale universitario che ora rischiano l’arresto: Salvatore Lo Bianco, Marcello Gargano, Antonio Di Donna e Giuseppe Anselmo. La decisione spetta al Gip che li convocherà per l’interrogatorio preventivo.
Erano pronti anche agli extra. Ad esempio ad espiantare a domicilio il pacemaker di un defunto. I cellulari degli indagati erano intercettati e i poliziotti hanno pure piazzato le telecamere in obitorio. Ne è venuto fuori un sistema, documentato dagli scatti degli impresari funebri che consegnavano i soldi: da 50 a 400 euro.
Si pagava per accelerare la procedura di consegna della salma facendo intervenire il medico necroscopo che accertasse il decesso senza aspettare 24 ore, per vestire le salme o anche solo per consentire ai parenti di salutare i propri cari.
Intercettazioni al Policlinico
“Un mare di piccioli ci sono qua”, diceva Di Donna a Lo Bianco che contava il denaro contenuto in una busta: “… qua ho gli altri vieni qua… io già la mia parte me la sono presa, 40-45 tu (riferito a Di Donna ndr), 45 Marcello e sono 90 e 15 Iachineddu… questo è il foglio della salma che arriverà domani”. Nel frattempo i poliziotti, guidati dal dirigente della Mobile, Antonio Sfameni, registravano tutto.
Oltre che l’associazione a delinquere e la corruzione viene anche contestata la concussione. I dipendenti avrebbe imposto il pagamento alle imprese funebri per evitare intoppi nelle procedure al Policlinico. Sono state registrate frasi che secondo l’accusa, rappresentavano vere e proprie minacce: “La famiglia a me non mi interessa, qua ci sono i soldi a posto così… la prossima volta esce dopo uno due giorni tre giorni“, diceva Lo Bianco.
I contrasti non mancavano: “… se vuoi ti do i documenti perché i parenti neanche te li faccio trasere visto che tu parli accussì poi te la fermo in camera mortuaria e chiudo e io ietto a tutti fuori, Giovanni”.
Pagando si otteneva un trattamento diverso. “Allora la sistemate voi altri?”, chiedeva un impresario funebre. Lo Bianco rispondeva: “Sì, lasciami le robbe, cassa e tutte cose in camera mortuaria sul carrello in camera mortuaria che domani con Marcello… mi spirugghio io tutte cose, stai tranquillo Giovanni”. La conversazione si concludeva con la consegna del denaro.
E il marito pagò 50 euro
Il marito di una donna deceduta avrebbe dato 50 euro a Gargano per vedere la salma della moglie mentre si trovava ancora nei sotterranei, prima che venisse portata in obitorio al Policlinico.
“La possiamo vedere cinque minuti perché c’è mio figlio vive in Olanda, l’altro è in Germania”, diceva il marito. “Ci sono le telecamere non facciamo scendere mai nessuno sotto”, rispondeva Gargano. Un secondo dopo il marito chiudeva la porta dell’ufficio e tirava fuori il portafogli dalla tasca del giubbotto. Era stato convincente visto che Gargano cambiò atteggiamento: “Ora mi organizzo la situazione che siamo qua… facciamo tutti una scinnuta”. “Bravo, bravo”, diceva il marito.
Un giorno Lo Bianco concordò con un impresario una visita a casa di un defunto per l’espianto del pacemaker dalla salma: “… ti faccio quel foglio di rimpianto e glielo dò a Daniele”. Ultimato il servizio extra il dipendente del Policlinico, al parente che lo aveva aspettato in macchina e chiedeva “ma i piccioli te li ha dati?”, rispondeva: “Mi ha dato questi e sti altri che mi portò ora… quelli li devo spartire con i colleghi”. Ora il pubblico ministero Felice De Benedittis chiede al Gip di arrestare una serie di indagati.

