Violenza sessuale su un giovane Condanna confermata per un prete

Violenza sessuale su un giovane|Condanna confermata per un prete

Tre anni di reclusione per il sacerdote

MESSINA – La terza sezione della Corte di Cassazione ha confermato la condanna alla pena di tre anni di reclusione nel confronti del sacerdote messinese Giovanni Bonfiglio, 57 anni, che era stato ritenuto responsabile dal Tribunale e dalla Corte di Appello di Messina del reato di violenza sessuale nei confronti di un giovane che, nel tempo dei fatti ( 2014) aveva sedici anni.

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi dell’avvocato Giovambattista Freni, difensore del minore (frattanto divenuto maggiorenne) e dei genitori, costituiti parti civili. Raramente si è verificato che la Corte di Cassazione rimanga in camera di consiglio fino alle sette del mattino, com’è accaduto nella udienza di ieri, che si è conclusa con la conferma della condanna.
L’imputato non potrà beneficiare della sospensione condizionale della pena, con la conseguenza che dovrà subire la carcerazione.

Come dimostrato in aula il prelato sul tram ha più volte palpeggiato il ragazzino nelle parti intime, fino a scatenare la reazione: il ragazzo infatti lo ha prima spintonato e poi schiaffeggiato, destando l’attenzione di molti passanti e di alcuni passeggeri del tram, in un punto molto frequentato come la fermata che fronteggia gli imbarcaderi privati. Bonfiglio aveva indicato sedici testimoni tra i quali quattro monsignori, due Sacerdoti ed una Suora, che avrebbero dovuto dimostrare la corretta condotta nella sua funzione religiosa e nella sua attività di insegnante in istituti religiosi.
Anche il precedente Vescovo di Messina Calogero La Piana era sceso in campo e si era schierato in difesa del sacerdote. Poi La Piana è stato trasferito a Roma.

I genitori del minore, dopo la denunzia, si erano rivolti al Vescovo La Piana, per richiedere la rimozione dal sacerdozio del prete. Il vescovo decise invece di trasferire il Bonfiglio nella diocesi di Patti, per accudire l’anziana genitrice. Adesso la persona offesa dal reato ha deciso di rivolgere la medesima richiesta direttamente a Papa Francesco.

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