CATANIA – Era diventato quasi un tormentone musicale. “Paga, paga, paga”. Il jukebox della mafia “suonava” solo questo ritornello ormai da due decenni. Qualsiasi occasione sarebbe stata propizia per far sganciare “contanti” ai titolari, padre e figlio, di alcuni supermercati nel catanese. Non solo il ‘pizzo’ mensile che è aumentato con l’apertura di ogni punto vendita, ma anche “regali” per Pasqua e Natale. O “conti” da saldare per aver risolto un problema con affiliati di altre famiglie mafiose. Come quello delle minacce inquietanti di Mimmo Assinnata jr di Paternò.
Insomma una girandola senza via di scampo che avrebbe permesso al gruppo mafioso di incassare dal 2001 ad aprile 2020 oltre 200 mila euro. Ad un certo punto però la prigione si è fatta troppo stretta e dopo l’ennesima minaccia il commerciante ha deciso di smettere di mettere soldi nel juxebox e di andare dai carabinieri a raccontare 20 anni di soprusi e paure.
Nemmeno i vari arresti hanno permesso di respirare, perché se tutto è iniziato con Salvatore Basile (personaggio storicamente molto vicino a Nuccio Cannizzaro, personaggio di primo piano degli Ercolano), poi è proseguito con Salvatore Gurrieri (il puffo), Salvatore Fiore (Turi Ciuri), Luca Marino Vincenzo Mirenda. Tutti, nel tempo, sono stati arrestati. Tra il blitz Doks e Chaos, tutti i ‘capi’ di San Giovanni Galermo sono andati a finire dietro le sbarre.
Ma se i boss sono dietro le sbarre, a fare le loro veci sarebbero state le ‘consorti’ a piede libero. Rita Spartà, moglie di Gurrieri, avrebbe incassato “almeno quindici mensilità”. Con la scusa di fare la spesa “ritirava” le rate. La vittima avrebbe fatto scivolare la busta con i soldi nella borsa. La donna, forse, avrebbe intuito di avere le forze dell’ordine alle calcagna e così avrebbe scelto di non andare più al supermercato in Bmw. Ma la moglie del boss, avrebbe commentato che comunque le autorità “avrebbero potuto annacargliela” (non avrebbero potuto farle nulla) perché lei aveva l’alibi di essere una semplice cliente.
Ma queste esternazioni sarebbero arrivate ancor prima della denuncia della vittima. L’ultima rata pagata sarebbe stata ad aprile. Questa volta però non la consegna sarebbe avvenuto nei pressi di una rotonda di Nesima. Alla donna sarebbero stati consegnati la bellezza di 1500 euro arrotolati con un elastico. L’imprenditore ad un certo punto avrebbe avuto timore che quei soldi non arrivassero a destinazione e allora avrebbe chiesto all’esattrice chiarimenti. Mrs Puffo avrebbe rassicurato il commerciante: i suoi ‘contanti’ sarebbero stati divisi tra cinque famiglie. Quella di Fiore, Mirenda, Basile, Guerrieri e Marino.
Il lockdown e la pandemia per un breve periodo avrebbero frenato i versamenti. Nel caldo ferragosto sarebbe Francesca Spartà (sposa di Salvatore Basile) a chiedere al commerciante i soldi del pizzo e gli arretrati. La sorella dell’esattrice del pizzo non è inserita nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Luca Lorenzetti. I carabinieri hanno eseguito un fermo firmato dal pm Rocco Liguori, che ha coordinato le indagini. Nei prossimi giorni ci sarà l’udienza di convalida davanti al giudice.