Teatro e pandemia. Con "Semplice" Greco sovverte le regole

Teatro e pandemia. Con ‘Semplice’, Greco sovverte tutto

Sold out per il monologo del regista catanese, interpretato da Barbara Gallo.
LO SPETTACOLO
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CATANIA – Attori e spettatori più vicini nell’epoca che forse, mai come prima, vede le persone fisicamente più distanti. Il teatro sovvertito, in cui chi osserva diventa parte di ciò che osserva. Il regista catanese Salvatore Greco, nel suo Semplice, ricongiunge i due mondi, complementari ma spesso lontanissimi, li porta a dialogare, a fondersi. Lo spettacolo, subito sold out, è andato in scena all’interno della corte del Castello Ursino, nell’ambito del Catania Summer Fest.

Il monologo

Una doccia. Inizia così Semplice, un monologo intenso, in cui la protagonista indossa i panni di una donna, di tante donne, prima di scoprirsi autentica, imperfetta, se stessa. Una consapevolezza che diventa confessione al pubblico che, poco alla volta, viene coinvolto, diventando parte integrante della scena.

L’opera e la pandemia

Un lavoro lungo, che ha visto diverse mutazioni prima di approdare sul palco. Un monologo portato in scena da una strepitosa Barbara Gallo, attrice poliedrica e coinvolgente, arrivata quasi per caso, ma esattamente al posto giusto. Dopo il lockdown, quando le cose per Greco cambiano. “Il testo nasce prima della pandemia – racconta – e, dopo questa, cambia. Quello originario era lungo due ore e prevedeva un insieme di attrezzeria tecnica: l’ho modificato perché alcune cose non si potevano fare” – spiega il regista . Che sceglie prima un’attrice, incontrata casualmente, con cui prova ma che poi allontana. Si imbatte, allora, in una nuova interprete con cui lavora un paio di mesi ma che, poco prima del lockdown, rimane incinta.

L’incontro con Barbara Gallo

Poco dopo il lockdown, Greco viene contattato dal Comune di Catania. “Durante la pandemia frequento il gruppo degli artisti siciliani capitanati Luigi Tabita che, insieme a Gianluca Patanè e alla Cgil, organizzano incontro con l’assessore alla Cultura, Barbara Mirabella – continua. Le mando il testo e lo spettacolo viene inserito in cartellone. Ma l’attrice non è più disponibile proprio perché incinta. A quel punto, ho dovuto cercarne un’altra”. Da qui, l’incontro con Barbara Gallo. “Le ho chiesto di fidarsi di me perché uscivamo dalle regole del teatro comune – afferma ancora il regista. Le prove le abbiamo fatte in piazza, all’Antico Corso”.

Perché Semplice

Un titolo che è un manifesto per Salvatore Greco. Un modus vivendi. Un modus recitandi. “Semplice vuol dire guardarsi negli occhi con verità – sottolinea. Il significato di Semplice è l’incontro, il contatto, la semplicità di incontrare una persona e passargli un messaggio”.

Il ruolo del pubblico

Uno spettacolo in cui il pubblico è parte integrante e senza il quale non potrebbe esistere. Un lavoro in cui chi è seduto in platea non si limita a guardare ma diventa parte integrante della scena. Dal buio, arriva sotto i riflettori, sul palcoscenico. Nonostante le differenti attitudini, nonostante la distanza di sicurezza, nonostante le mascherine. “Nella partecipazione c’è una funzione più delicata e più significativa – svela Greco, coadiuvato nella regia dello spettacolo da Barbara Mileto. Da qualche anno a questa parte, anziché creare collegamento con la platea, il teatro si è blindato. Come a voler mettere una distanza tra chi recita e chi fruisce della recitazione. Ma l’attore vero non è quello che si carica di immenso ma è quello che offre l’immenso. C’è questo aspetto di sentire il pubblico in Semplice.

L’effetto Covid

“Un’occasione. Per scoprirci più vicini pur nella distanza fisica”. Ne è convinto Salvatore Greco che parla della pandemia come una possibilità. “Secondo me, paradossalmente, la pandemia ci ha fatto rimettere in contatto – spiega: ci ha fatto fermare e ricominciare a dialogare. Tra padri e figli, tra amici, tra amanti. Ci ha consentito di avvicinarci – conclude. Ci ha fatto separare e tornare a parlare”.


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