L'assistente sociale h24 per i più bisognosi: per lui la 'tessera preziosa' - Live Sicilia

L’assistente sociale h24 per i più bisognosi: per lui la ‘tessera preziosa’

Marco Guttilla è tra i premiati del Comune di Palermo
LA CERIMONIA
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PALERMO – Un assistente sociale in strada 24 ore al giorno, accanto alle famiglie e alle persone fragili, che ha trasformato l’impegno professionale in scelta di vita. A Marco Guttilla conferita la ‘Tessera preziosa del mosaico Palermo’. “Sono una tessera tra tante altre persone che contribuiscono alla riuscita – commenta – grazie per aver acceso l’attenzione sul mondo degli invisibili, questo riconoscimento possa essere un nuovo input per rendere visibile l’invisibile che c’è”. “Accogliere, riconoscere e accompagnare sono le parole che racchiudono il nostro obiettivo”, spiega Marco originario di Bolognetta. Dal 2016 collabora con l’Opera Don Calabria, dove coordina le attività del progetto ‘Dimora Pon Metro’, un impegno fatto di realtà che, seppur attive in ambiti diversi, condividono la sfida di una Palermo più inclusiva e più attenta ai diritti delle persone che vivono in strada, in situazione di estrema marginalità. Marco doveva laurearsi in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo poi il servizio sociale gli ha fatto cambiare strada, si laurea in Servizio sociale. Subito dopo comincia la sua esperienza nel quartiere di Ballarò con l’associazione Apriti Cuore Onlus.

Nel 2016 inizia il cammino all’interno dell’Opera Istituto Don Calabria, dove si approccia in punta di piedi alle famiglie, ma nel giro di pochi mesi conoscerà anche la realtà delle persone senza dimora, infatti, inizia a occuparsi del dormitorio comunale. La sua crescita umana e professionale prosegue nella Casa di Aldo: un punto di riferimento per i senza tetto. “Ricordo un episodio di tempo fa, quando andai a trovare G. – racconta Marco – presso la clinica in cui era in cura per la riabilitazione cardiopolmonare, con emozione e le lacrime agli occhi mi presentò ai compagni di stanza come il padre dei senza dimora. Una signora sentendo questa frase mi chiese se fossi un parroco. Risposi con fierezza che ero semplicemente un assistente sociale. Mi riempì d’orgoglio essere stato decantato come padre da un anziano. Non sono l’unico e il solo padre, questa paternità è di tutti quelli che come me o insieme con me – aggiunge – ogni giorno provano a esserlo per gli ultimi, a colmare l’abbandono, a confortare nello scoraggiamento, a mettere ogni persona di fronte all’immagine riflessa della propria beltà per riconoscerne la meraviglia, soprattutto – conclude – ad accompagnarli per un pezzo della strada, restandogli accanto anche a costo di sdraiarsi a terra”.

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