CATANIA – “Eravamo a una festa con 50 persone, una festa di compleanno, tutti insieme, senza mascherine. Poi qualche giorno dopo ho avuto i sintomi”. È solo uno dei tanti racconti che il team che si occupa del tracciamento dei contagi raccoglie quotidianamente. Solo che per riuscire a ricostruire tutti i contatti dei positivi, in modo da fare scattare l’isolamento e prevenire la diffusione del covid, il team guidato dal commissario anticovid Pino Liberti, si scontra spesso contro un muro di gomma.
Lavorano dietro le quinte, lontano dai riflettori. Sono giovani e competenti, come Rocco Milluzzo, 29 anni, specializzando in cardiologia. La sua esperienza con il Covid è iniziata a marzo, al fianco dell’infettivologo Carmelo Iacobello, nel reparto dell’ospedale Cannizzaro.
A giugno ha iniziato il contact tracing nel team di Liberti.
Muro di gomma
Non sempre coloro che accusano i sintomi del covid sono disposti a collaborare. Da un lato le paure di possibili sanzioni, dall’altro c’è la volontà di ridimensionare i fatti. E così che il numero dei partecipanti a una festa o a un cenone cambia, in base a chi viene contattato.
I ristoratori minimizzano sui partecipanti a una cena, come i proprietari di casa, spesso, raccontano di “non sapere” o di “non aver visto”.
I cenoni
Primi indiziati, dell’aumento di contagi, sono i cenoni e i pranzi di Natale e Capodanno. “In molti – spiega Milluzzo a LiveSicilia – raccontano di essere stati all’interno di uno o massimo due nuclei familiari durante le feste. Quasi tutti parlano di essere stati massimo in 6 a tavola”.
Su queste basi, non si può parlare neanche di micro cluster all’interno dei pranzi delle festività. Purtroppo, però, la verità è spesso diversa da quella raccontata durante le interviste telefoniche.
Shopping e fidanzati
In base alle verifiche del team anticovid, sembra che “stiamo pagando – continua Milluzzo – lo shopping pre natalizio e la consegna dei regali”.
Ma scavando a fondo, emergono altri incontri “a rischio”. Come sono a rischio le serate in aperta violazione delle normative anticovid, come si vede nella foto scattata sabato scorso in centro storico a Catania. Numerosi giovani e minorenni circolano e fumano senza mascherine.
Due casi particolari
“Il primo gennaio – spiega il dottore Milluzzo – a pranzo, c’era un gruppo di ragazzi di 19anni, tutti positivi”. Dopo le verifiche sono stati messi in isolamento fidanziati e fidanzate.
E ancora, racconta Milluzzo: “Qualche giorno prima di Natale, verso il 23, c’è stata una festa di compleanno in una casa, con 50 persone presenti”. Tra loro c’era anche qualche positivo, ma è stato difficile ricostruire la catena dei contatti, perché il proprietario di casa, per esempio, ha negato. Qualcun altro ha ammesso e spesso il team anticovid deve rivolgersi all’autorità giudiziaria.
Adesso siamo con la zona rossa alle porte. I tracciatori continuano a lavorare dietro le quinte. Ma dopo aver violato regole, sarebbe opportuno che chi si scopre contagiato, incrociando le dita per la propria salute, dicesse almeno la verità.