La famiglia Mazzara, dalla Palermo degli abiti su misura all'arresto

Storia dei Mazzara: dalla Palermo degli abiti su misura all’arresto

Da una piccola merceria nacque l'apertura di sette negozi

PALERMO – La storia imprenditoriale della famiglia Mazzara, naufragata prima con il fallimento e ora con gli arresti, inizia negli anni ’50 con un negozio di articoli per sarti (dai bottoni alle stoffe), in via Maqueda. Era una Palermo in cui, allora più di oggi, chi poteva si concedeva il lusso di un abito su misura.

Il primo a capire che il mercato stava per cambiare fu Aurelio Mazzara, oggi deceduto, che lanciò la sua nuova sfida commerciale in viale Strasburgo. Niente più abiti sartoriali, ma abiti confezionati per donna con grande attenzione verso la qualità.

Fu una giusta intuizione che portò all’apertura di nuovi punti vendita in via Principe di Belmonte e via Gaetano Daita (il negozio di via Sciuti 9 nulla ha a che fare con le persone arrestate oggi e le società sequestrate). Poi arrivarono i primi problemi con il fallimento del 2015. La famiglia, però, non si è fermata ed ha aperto tre nuove società: “Tessile commerciale”, “Brothers” e “No Caro” di via Gaetano Daita (non solo abiti donna, ma anche linea uomo) che oggi finiscono sotto sequestro e in amministrazione giudiziaria.

Ed è su questi passaggi societari che si cono concentrati i pubblici ministeri e i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. L’inchiesta ruota attorno a cinque società: “Aurelio Mazzara srl”, “V.V.M di Aurelio Mazzara srl”, “Aurelio Mazzara di Vito e Vincenzo srl”, “Tessile commerciale srl”, “Brothers srl”. La prima ad essere costituita fu la Aurelio Mazzara nel 1985 che nacque sulla scia della vecchia società attiva a Palermo dagli anni ’50.

I periti hanno trovato ammanchi di cassa e cessioni di aziende senza compensazione dei crediti a nuove società costituite sempre da membri della famiglia Mazzara. Si sarebbe passati il testimone senza rispettare i doveri contabili.

Uno stratagemma, secondo il giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sala, utilizzato per distrarre le somme, non pagare tasse e creditori e che potrebbe anche essere reiterato nelle società ancora attive. Da qui la misura cautelare degli arresti domiciliari e lo stop di un anno alla possibilità di esercitare impresa.


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