Governo Draghi, che fare? Pentastellati davanti al bivio - Live Sicilia

Governo Draghi, che fare? Pentastellati davanti al bivio

Nel Movimento regna l'incertezza in attesa delle consultazioni di domani. Le voci dei parlamentari eletti in Sicilia.

Sono ore convulse quelle che scandiscono le giornate di deputati e senatori pentastellati. Il “che fare?” di leniniana memoria riecheggia tra i corridoi delle stanze reali e virtuali.

Vaffa o sì?

La prospettiva di entrare nel governo Draghi crea inevitabilmente divisioni e timori, le parole rassicuranti di Giuseppe Conte andranno soppesate con quelle del guru Beppe Grillo. Domani il quadro sarà più chiaro: prevarrà il “vaffa” dei vecchi tempi o una posizione responsabile ed europeista? Molto dipenderà dai temi posti sul piatto, come confermano diversi deputati siciliani. 

“Ecco cosa chiederemo”

“Il mio punto di vista personale è che dobbiamo andare a parlare con Draghi, sapendo comunque che non è una persona con cui noi potremo governare. Penso che  la visione di Draghi è dare priorità a salvare i conti anziché le persone”, spiega la deputata Simona Suriano. “Il Movimento 5 stelle andrà a parlare con Draghi chiedendo una serie di cose: reddito cittadinanza, che non deve essere toccato semmai migliorato, misure per la green economy e per la digitalizzazione. Se Draghi garantisce che porterà avanti queste politiche valuteremo”, aggiunge. “Il mio voto favorevole arriverà solo se il presidente del consiglio incaricato accetterà le nostre proposte cardine. La mia sensazione è che dentro al gruppo prevalga la posizione per il sì  condizionato dall’accettazione delle nostre richieste”, conclude. Insomma, nessun sì incondizionato.

“Movimento al bivio”

Una posizione condivisa anche dal sentore ennese Fabrizio Trentacoste. “Siamo a un bivio, abbiamo degli obblighi nei confronti del Paese e abbiamo grandi responsabilità”, premette. “Però siamo a un bivio perché da un lato ci sono le scadenze europee e i soldi del Recovery e sappiamo che è importante indirizzare e guidare questi processi, dall’altro lato bisogna fare alcune considerazioni più prettamente politiche (e non parlo dell’interesse del Movimento da tutelare in vista di una prospettiva futura) perché rischiamo di ritrovarci con partiti con idee diametralmente opposte alle nostre”, ammette il senatore. Gli occhi sono puntati alle consultazioni. “L’incontro di domani sarà dirimente perché riguarderà i temi e le condizioni. E’ chiaramente un momento di difficoltà per me e per tutto il Movimento, non vorrei rimanessimo vittime della narrazione che abbiamo fatto di Draghi e poi lui ci venisse invece a parlare di spesa espansiva e sociale”, avvisa.

“I nostri punti cardine”

La parola d’ordine per non uscirne polverizzati e divisi è una: programma. Come confermano le parole del deputato Eugenio Saitta. “Per senso di responsabilità e per rispetto delle scelte del Quirinale, che non si discutono assolutamente  data la statura istituzionale di Mattarella, noi da prima forza politica ci presenteremo da Mario Draghi e  ascolteremo le sue e idee e  quello che vuole fare. Dal canto nostro  proporremo i nostri punti cardine che sono, il reddito di cittadinanza, il  super bonus di 110% e tutta la normativa che abbiamo fatto sull’anticorruzione, che riteniamo non debba essere toccata, semmai migliorata”, dice il deputato catanese.  “Dopo il confronto potremo fare le nostre valutazioni. A livello personale non metto in discussione la figura di Draghi, il suo curriculum parla da solo. Voglio però vedere qual è la direzione politica e se ci sono dei punti di contatto per il bene del Paese. Penso anche che il Movimento 5 stelle debba rimanere compatto quale che sarà la direzione che si deciderà di prendere. Ben venga anche il voto su Rousseau, ma non prima delle consultazioni”, argomenta Saitta.

“Non mettiamo le mani avanti”

In attesa di inquadrare meglio la situazione anche la deputata pentastellata  Caterina Licatini.  “Aspettiamo di avere le idee più chiare e capire che tipo di governo si intende fare. Alla luce di quello che sta accadendo e alla luce delle parole del presidente Mattarella che ha illustrato la drammatica condizione che stiamo vivendo e i rischi del voto anticipato occorre non mettere le mani avanti e sedersi al tavolo in modo ragionevole”, dice. “Per noi un governo tecnico non è accettabile, diverso il caso di un governo politico”, aggiunge.

“No a un governo tecnico”

E da Bruxelles fa sentire la sua voce anche l’eurodeputato Dino Giarrusso.“No  a un governo tecnico”, dice lapidario.  “sono sicuro che Grillo saprà capire meglio di chiunque altro se ci sono o meno le condizioni per proseguire con il cambiamento portato avanti con il governo Conte oppure no”, aggiunge. 

“Dare voce agli attivisti”

Tra i siciliani si leva una voce fuori dal coro. Quella della deputata regionale Jose Marano. “L’Italia ha bisogno di stabilità e di una guida certa. Anche se si avessero i numeri il governo sarà debole e incapace di affrontare la crisi. L’unica cosa seria da fare è andare al voto e far scegliere agli italiani da chi essere rappresentati”, dice. “È un momento troppo grave e difficile per andare avanti sulla base di tattiche e manovre non chiare e ci vuole un governo legittimato dal popolo sovrano”, aggiunge. “Il Recovery fund si porta avanti lo stesso con il governo uscente. Le consultazioni si devono fare nelle cabine elettorali e non più nei palazzi. E prima di ogni cosa la parola deve andare agli attivisti e chiedere loro se vogliono o no dare la fiducia a Draghi”, spiega.


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