PALERMO – Il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, lo ha detto a chiare lettere in settimana, al termine dell’ennesima seduta conclusa con pochi articoli della finanziaria andati in porto: “Mi rendo conto che abbiamo la necessità di chiudere al più presto, la vera finanziaria è nell’articolo 2. La proposta che farò al governo e all’Assemblea è di andare avanti con l’esame degli articoli ma la prossima settimana se le cose andranno ancora per le lunghe approviamo l’articolo 2 e pubblichiamo la legge col resto degli articoli già approvati in precedenza, mettiamo così la Sicilia in sicurezza e subito dopo proseguiremo con l’esame degli altri articoli”. Niente stralci o collegati, l’idea è quella di andare avanti “con un’unica legge che conterrà gli articoli che non avremo approvato”.
La duplice via d’uscita dall’impasse
Oggi Sala d’Ercole tornerà a riunirsi e in questa settimana il registro rispetto ai giorni passati dovrà cambiare necessariamente. Due le strade all’orizzonte su cui si ragiona: una forte scrematura degli articoli (in tutto sono 136) e un maxiemendamento che metta ordine nel testo, con la possibilità di racchiudere in un nuovo ddl le norme che non hanno urgenza di approvazione. Una road map di cui parlano in tanti all’Ars, anche perché bisogna correre e garantire gli stipendi di diverse categorie. La prima settimana di lavori, del resto, ha portato nel paniere soltanto una decina di articoli della finanziaria-monstre venuta fuori dalla commissione Bilancio.
Governo-maggioranza, un rapporto difficile
Sedute che hanno messo a nudo i problemi interni alla maggioranza: un governo messo in riga da alcuni degli stessi parlamentari che lo sostengono. Il culmine di queste tensioni nella seduta di venerdì, con un paio di votazioni sfavorevoli all’esecutivo Musumeci. Su tutte il voto segreto che ha modificato la norma sul fondo messo a disposizione delle piccole e medie imprese che non hanno la possibilità di accedere al credito bancario e che è stato ideato con un accordo con la Banca europea degli investimenti. La modifica proposta dal Pd e appoggiata dal M5s è passata in aula, cancellando un milione e mezzo di euro di spese in tre anni per la gestione del fondo e provocando la reazione stizzita del vicepresidente e assessore all’Economia Gaetano Armao, secondo cui la norma in questo modo sarebbe inutilizzabile.
La buona notizia da Roma
Armao, però, nel week-end appena trascorso ha incassato una buona notizia. Il via libera del Consiglio dei ministri alla legge che autorizza l’esercizio provvisorio e, soprattutto, la rassicurazione che il governo Draghi non procederà con il ricorso in Corte costituzionale contro le variazioni di bilancio approvate nel 2020. Le ricadute contabili di un eventuale giudizio negativo della Consulta hanno appesantito la discussione della finanziaria in aula. In settimana si è registrato anche un botta e risposta tra Miccichè, che non ha nascosto le proprie preoccupazioni per l’esito del giudizio, e Musumeci.
“Ora si accelera”
In Aula il governatore ha anche provato a rassicurare il Parlamento annunciando l’esistenza di un accantonamento da cento milioni di euro. Una ‘coperta’ che consentirebbe di superare con serenità l’eventuale esito negativo sulle variazioni di Bilancio 2020, ma le notizie arrivate sabato da Roma azzerano ogni preoccupazione residua: quel giudizio non ci sarà. “Nel disegno di legge di stabilità, attualmente in discussione all’Ars – dice Armao – sarà effettuata l’abrogazione delle norme controverse nelle leggi impugnate. Si concretizzano così le rassicurazioni che il governo regionale aveva già dato nei giorni scorsi circa l’avanzato stato di definizione degli accordi con lo Stato”. A questo punto, quindi, “si può accelerare nella definitiva approvazione dei documenti finanziari per il 2021”.