PALERMO- “Sono stanco, se fossi un altro, me ne sarei già andato”. Sullo sfondo del dramma di Lampedusa, un canovaccio antico di sbarchi e sofferenza, che viene sempre raccontato con nuove puntate, c’è il suo sindaco, Totò Martello. Qui racconta di essere ferito dalla rabbia, dall’odio, e di avere ricevuto minacce.
Sindaco Martello, cominciamo da Lampedusa: com’è la situazione?
“Stazionaria. C’è maltempo, per cui la nave quarantena non può imbarcare. Stiamo cercando di risolvere la questione al meglio, sul molo non c’è più nessuno”.
Di Lampedusa si parla solo per le emergenze, mai per programmare una soluzione: è d’accordo?
“Sì, sono d’accordo. E’ un costume italiano”.
Di chi è la colpa?
“In parte nostra e in parte dell’Europa che resta indifferente. Noi non abbiamo una strategia politica delle migrazioni e dunque nulla da proporre o da discutere. E come puoi discutere se la politica italiana è piena di gente che vuole chiudere i porti, senza ragionare sul fenomeno, e che lancia proclami soltanto per il consenso? Sono indignato”.
Perché è indignato?
“Per i continui attacchi, resto allibito e stupito del comportamento di alcune figure parlamentari e istituzionali che dovrebbero presentare proposte nella sede opportuna, non sui social”.
Sì riferisce…
“Sì, la interrompo subito, sto parlando anche di Salvini”.
Con cui, da tempo, corre una robusta polemica.
“Ha messo sui social una mia foto, dicendo che non sto bene. E’ chiaro che poi gli altri si sentono autorizzati a darti addosso”.
Chi le dà addosso?
“Tanti, alcuni con la semplice polemica e ci sta. Altri con le minacce, con le aggressioni, sui social e personalmente su messenger. Denuncerò tutto”.
Sembra arrabbiato, sindaco Martello.
“Lo sono e sono stanco, viene quasi voglia di andare via, ma io resto al mio posto. Però mi dispiace per tutto quest’odio, per tutta questa rabbia. Non ci sono più idee. Abbiamo solo odio e rabbia”.