PATERNO’. La Strada provinciale 58 costeggia i poderi che si trovano a ridosso della sponda del fiume Simeto. E’ una strada di campagna battuta da agricoltori che su quei terreni hanno investito se stessi. Non hanno soltanto creduto su questa terra che scruta il vulcano da un luogo modellato dalle mani e dalla schiena dei padri di un tempo: ma hanno condotto una scelta di vita che ha abbandonato ogni tentazione del vivere facile, credendo e valorizzando la semplicità della campagna.
Andrea Di Stefano, è stato uno di quelli che non ha mai smesso di crederci. Trent’anni appena e padre di due bimbi, ha incontrato la morte in modo terribilmente inaccettabile in una curva della Strada provinciale 58.
Gli incendi di queste settimane non hanno concesso tregua: fuoco dappertutto e lui con il suo trattore ed una botte al traino aveva deciso di non restare a guardare e di provare a domare le fiamme.
Il suo mezzo si è ribaltato e non gli ha lasciato scampo.
La mano criminale che alimenta la tragedia
Quello che sta accadendo dalle parti della zona del Ponte Barca, così come in tante altre parti della Sicilia, è assolutamente criminale.
I 112 interventi dei vigili del fuoco in provincia di Catania nella sola giornata di ieri, non servono a spiegare ben poco quanto sta succedendo.
Le fiamme di ieri pomeriggio a Ponte Barca sarebbero state generate da tre punti distinti: certezza matematica (ma non servono più riscontri) della matrice dolosa chirurgica e scientifica.
Alla buona volontà e altrettanta passione degli agricoltori fa da contraltare la liturgia cinica e barbara di una Sicilia più cattiva e delinquente. Una Sicilia sommamente disonesta nei suoi comportamenti pubblici e privati.
Un comportamento autenticamente mafioso che mortifica sacrifici e cancella un orizzonte finalmente di sviluppo.
Il sacrificio di Andrea
La morte di Andrea Distefano resterà una ferita incandescente. Un dramma che non è liquidabile col solito alibi dell’ “occorre fare qualcosa”. Occorrerà certamente fare ben più di qualcosa ma il terrorismo dei roghi dolosi affonda le sue radici in un terreno avvelenato e favorevole. In contesti deviati, forse anche istituzionali, che strizzano un occhio beffardo.
Non c’è omertà, silenzio o vigliaccheria che possano tenere. Riposa in pace, Andrea.
Vorremmo ridarti la tua vita: ma per quest’ultimo desiderio c’è soltanto il cielo.
Ad ognuno di noi, il compito di poter risarcire la tua memoria.