La Procura di Caltanissetta, che ha riaperto le indagini sulla strage in cui venne assassinato il giudice Paolo Borsellino, ha disposto il sequestro del documento con cui, il 6 marzo del 1993, l’allora capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Nicolò Amato, suggeriva al ministro della Giustizia la revoca del 41 bis nei confronti dei capimafia al carcere duro. La nota che è stata acquisita presso il Dap è finita anche agli atti dell’indagine sulla trattativa tra mafia e Stato in corso a Palermo. Il documento, infatti, secondo gli inquirenti é fondamentale per capire se parte delle istituzioni negli anni delle stragi mafiose cercarono di venire a patti con Cosa nostra, per evitare altri delitti, proprio mettendo al centro del dialogo l’eventualità di una eliminazione del carcere duro.
La nota di Amato fu preceduta da una riunione, al Viminale, del Comitato nazionale per l’Ordine e la sicurezza pubblica del 12 febbraio del 93 in cui si discusse del 41 bis anche sottolineandone l’eccessiva durezza. Il 6 novembre del 1993 l’ allora ministro della Giustizia Giovanni Conso dispose la revoca del regime carcerario speciale per 140 boss. Conso, nei giorni scorsi, all’Antimafia sostenne che si trattò di una decisione autonoma presa per tentare di mettere fine alle stragi. Ma il “dialogo” istituzionale, provato dalla riunione svoltasi anche alla presenza dell’ex ministro dell’Interno Mancino, e il documento di Amato sembrano “testimoniare una volontà” corale di parte delle istituzioni in tal senso. I pm di Palermo sentiranno sul punto Conso, Amato e Mancino.