Jennifer, o come si chiama, qui non la conosce nessuno. Forse non è nemmeno morta. Forse non è mai stata sgozzata. Chi può assassinare colei che non esiste? Chi può piantare un coltello nella gola di una ragazza invisibile, trasparente come l’aria? Dov’è il corpo? Dove sono gli occhi? Mattino in Via Calderai. Il colore della notte si è rappreso nell’inchiostro dei giornali. Si racconta la storia di una nigeriana uccisa proprio qui. I dettagli corrispondono. C’è una zona all’altezza del numero civico 29 delimitata dalle strisce bianche e rosse che fanno tanto Csi e che circondano la scena del delitto. Ma Jennifer non è stata aggredita sull’asfalto. Si è trascinata a fatica in strada. L’hanno presa di sopresa in casa, al quinto piano di un mezzo tugurio, di una vecchia palazzina. Civico 50, il portone è spalancato.
La conoscevate nel quartiere Jennifer, o chissà come si chiama? Il bottegaio allarga le braccia. “No”, borbotta. Sapete almeno dell’omicidio? “Omicidio? Quale omicidio?”. E l’uomo in piedi davanti al suo negozio diventa il calco del panellaro di Sciascia, col suo stupito: “Perché, hanno sparato?”. Sì, c’è stato un omicidio, un delitto orrendo, una ragazza è stata sgozzata. “Guardi – taglia corto il bottegaio – io ho visto un po’ di trambusto. Poi ho pensato: vuoi vedere che è caduto un pezzo di cornicione come l’altra volta? Mi sbaglio?”. Si sbaglia.
Gruppetto a due passi dalle strisce biancorosse. L’uomo con la barba si lamenta: “Si sa come sono i negri. Fanno cose tinte. Questo era un posto tranquillo, prima che arrivassero loro. Ragazze qua ce ne sono tantissime, c’è l’imbarazzo… Jennifer? E chi è?”. Occhiolino. Già. Si sa che, a Palermo, Nigeriana fa rima facile con prostituta, nell’immaginario collettivo. Cioè con la parola dura e volgare, di larghissimo consumo, preposta alla definizione del mestiere più antico del mondo. Un signore con la coppola racconta: “Stanotte io e mia moglie ci siamo affacciati. L’abbiamo vista per terra, poverina. Non si muoveva più. C’era l’ambulanza. Forse era già morta”. O forse no. Jennifer o come si chiamava – secondo una prima ricostruzione – è spirata al pronto soccorso del Civico, dopo una lunga agonia.
Civico 50, la palazzina dell’omicidio. Citofonata. Risponde un signore cortese. “No, non conoscevo la ragazza assassinata. Ma da noi, caro signore, è un passìo continuo. Pare via Libertà, pare”. La comunicazione si chiude con una risata gorgogliante.
Qualcuno ha gettato rametti e foglie verdissime per terra, nel posto di Jennifer, sul sangue secco. Steli senza corolla. I fiori sarebbero troppo per una ragazza che non c’è mai stata.