“Associazione mafiosa? Io, dottoressa, non ho mai fatto parte di nessuna associazione”, taglia corto Nino Rotolo, boss di Pagliarelli. “Ma lei è stato condannato per associazione mafiosa?”, insiste il pm Roberta Buzzolani. “Sì, sì – dice Rotolo – sono stato condannato a vent’anni in primo grado col rito abbreviato, perché loro dicono che faccio parte dell’associazione, ma non è così”. “Va bene – riprende la Buzzolani – lei è un uomo d’onore?”. “Uomo d’onore? Io non so neanche cosa sia un uomo d’onore”. Un botta e risposta quasi surreale quello che si è svolto ieri mattina davanti alla Corte d’assise di Palermo.
Nino Rotolo è stato sentito nell’ambito del processo al boss Tommaso Inzerillo, uno dei così detti “scappati”, accusato di aver contribuito – per salvare se stesso dalla mattanza – agli omicidi del cugino Pietro e dello zio Antonino, avvenuti negli Stati Uniti, negli anni Ottanta.
Un ruolo centrale quello di Rotolo in questa inchiesta. Infatti è proprio sulla base di alcune conversazioni intercettate durante l’inchiesta “Gotha” tra il boss ed il medico di Cosa nostra, Antonino Cinà, che emergerebbe la colpevolezza di Masino Inzerillo. Ma il boss di Pagliarelli ieri ha chiarito che quanto affermato “è frutto di dicerie sentite in carcere più di vent’anni fa, non di una conoscenza diretta. “In carcere si dicono tante cose…E’ un brutto ambiente il carcere, dottoressa”. E ancora: “Di questi omicidi non so nulla, commentavamo notizie riportate anche dai giornali”. Infine Rotolo ha affermato di non conoscere neppure l’imputato, che “si dicono tante cose e non per forza significa che siano vere” e che poi “noi abbiamo l’abitudine di gesticolare quando parliamo. Lì i gesti non si vedono e può capitare che a voce si dicano delle cose che con le mani vengono smentite”. “Quando dice noi – ha chiesto il pm – a chi si riferisce?”.
“Noi – ha chiarito ridendo Rotolo – noi siciliani, pure lei dottoressa lo fa”. La Buzzolani ha troncato replicando di non essere siciliana. Nelle intercettazioni Rotolo diceva che Masino Inzerillo “aveva fatto da base” per l’omicidio del fratello “Pietro…quello che hanno trovato nel bagagliaio”, perché “in America…gli hanno fatto fare il cambio” e ancora “a suo cugino gli ha sparato lui”. Cinà commentava: “Tradituri”. Inoltre, Rotolo descriveva anche la scomparsa di Antonino Inzerillo: “Il fratello di suo padre, glielo ha portato e glielo ha fatto affogare”. Ma queste affermazioni sarebbero appunto “solo dicerie, nulla di concreto”.
Il pm ha anche chiesto a Rotolo chi fossero Antonino Cinà, Francesco Bonura e Giuseppe Sansone (tutti condannati per mafia, ndr) con i quali aveva avuto rapporti, se fossero mafiosi, appartenenti a Cosa nostra. “Li conosco – ha detto Rotolo – proprio con Bonura ho condiviso la cella (sono stati arrestati insieme, ndr), ma se sono mafiosi, dottoressa, questo lo deve chiedere a loro”.