CATANIA – Si infilavano nelle pieghe della burocrazia ministeriale, strappando prezzi vantaggiosi e andando a caccia di una percentuale per sé. Con tanto di listino prezzi con cifre e prelievi crescenti, a seconda dell’aggiustamento ottenuto. Il tenente colonnello e il luogotenente dell’Aeronautica arrestati ieri per tentata corruzione lavoravano sul progetto di espansione della base di Sigonella, finanziato con fondi Nato e destinato ad allungare la prima e la seconda pista del compound militare. Una vicenda, definita dal procuratore di Catania Zuccaro una “proposta indecente”, che potrebbe essere solo la spia di un sistema più grande, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.
L’esproprio e la valutazione dei terreni
Tutto comincia con un Decreto direttoriale emesso il 13 maggio 2020 dalla Direzione dei lavori e del demanio del Segretariato Geneale della Difesa e Direzione nazionale degli Armamenti, in cui il Direttore Generale della Difesa, per avviare il progetto a finanziamento Nato di allungamento della pista principale e di quella secondaria della base di Sigonella, dichiara la pubblica utilità di alcuni terreni nei pressi dell’aeroporto.
A causa di questo decreto, il tenente colonnello Matteo Mazzamurro e il luogotenente Giuseppe Laera, in forze al Terzo reparto Genio dell’Aeronautica Militare, Ufficio demanio, preparano una relazione in cui individuano i terreni che dovranno essere espropriati e assegnano a ogni terreno una somma che dovrà essere pagata ai proprietari come indennizzo, che in quel momento è valutata con i prezzi di mercato a poco meno di diciottomila euro all’ettaro.
Ma la Sater Srl, azienda agricola proprietaria di alcuni dei terreni, fa ricorso al Tar: su quei terreni l’azienda ha parte delle sue coltivazioni, che risulterebbero danneggiate dall’esproprio, e per di più l’amministratore unico dell’impresa Mario Ciancio Sanfilippo è convinto che il valore dei propri terreni sia superiore a quello di mercato. Lo stesso Ciancio, però, avanza attraverso i suoi legali una controproposta, datata ottobre 2020: se l’esproprio crescesse fino a comprendere tutta l’area agricola della Sater, allora la società rinuncerebbe al ricorso.
Il tentativo di corruzione
Avanti veloce ad aprile di quest’anno, quando i due uomini dell’aeronautica avvicinano un uomo di fiducia di Ciancio per proporgli un ritocco favorevole dei prezzi. Le trattative, documentate da registrazioni e intercettazioni, si sono svolte nel corso di diversi incontri. Nel primo, avvenuto il 23 di april, il luogotenente Laera fa capire all’uomo della Sater che il suo ufficio è riuscito a estendere la superficie di esproprio grazie all’intervento di un “referente di Roma”, e propone l’intervento di un contatto, un commercialista, per scrivere una perizia che stimi i valori dei terreni con valori molto superiori a quelli di partenza.
Nel secondo Decreto direttoriale emesso nel maggio 2021, infatti, la superficie di proprietà della Sater da espropriare cresce di 16 ettari, e la somma complessiva da destinare alla procedura di esproprio passa da un milione e ottocentomila euro a due milioni e mezzo.
Il listino e il sistema di percentuali
È nel corso di un altro incontro che il luogotenente Laera si fa più esplicito, chiedendo un pagamento per i “referenti romani” della procedura e spiegando il sistema. Sottratto il valore di mercato a quello dei terreni dell’area Sater, aumentato dopo la procedura aggiustata dagli uomini dell’aeronautica e dai loro contatti, gli imprenditori avrebbero dovuto pagare una percentuale sulla differenza.
A stabilire il valore della percentuale era il grado di aggiustamento dei prezzi: se si fosse passati da una valutazione di 17800 euro all’ettaro a 25 mila la percentuale sarebbe stata dell’un per cento, con un guadagno per i tentati corruttori di circa ottomila euro; se la valutazione per ettaro fosse salita a 30 mila euro la percentuale sarebbe passata al due per cento, ovvero circa 24 mila euro; se si fossero superati i 30 mila per ettaro la tangente sarebbe stata del 3 per cento sulla differenza.
Il coinvolgimento dell’ufficiale e le conclusioni della Gip
A quel punto arriva a Catania anche il tenente colonnello Matteo Mazzamurro, che effettua un sopralluogo sull’area da espropriare e poi spiega all’uomo della Sater i termini formali della procedura in corso: in seguito al sopralluogo lui avrebbe redatto un verbale in cui stimava il valore dei terreni, e la società avrebbe potuto accettarlo o fare una controproposta.
Ma questo comportamento formalmente corretto “presupponeva e sottintendeva la proposta corruttiva avanzata anche per suo conto dal Laora”, come si legge nell’ordinanza del Gip Marina Rezza. La quale più avanti scrive che, per garantire la riuscita dell’operazione, doveva per forza esserci un coinvolgimento di Mazzamurro: “la proposta corruttiva del Laora, per essere “ricevibile” dal destinatario, ovvero per essere idonea a determinare nello stesso la fondata aspettativa di ottenere il vantaggio promesso, non poteva che postulare il pieno coinvolgimento anche del pubblico ufficiale funzionalmente deputato a compiere l’atto promesso, ovvero del Mazzamurro, il quale, nella sua qualità di superiore gerarchico del Laora in forza al medesimo reparto, aveva rappresentato l’Autorità espropriante nell’espletamento degli adempimenti esecutivi della procedura espropriativa”.
Il possibile coinvolgimento di altre figure
In uno dei passaggi finali della sua ordinanza la Gip non esclude altri tentativi di corruzione, e parla anche del possibile coinvolgimento di altri pubblici ufficiali nel disegno: “Dalle indagini sinora espietate e tuttora in corso emerge infatti per un verso il coinvolgimento nella vicenda di altri pubblici ufficiali, verosimilmente con ruolo apicale, e risulta al contempo acclarato l’attuale proseguimento dell’azione delittuosa degli indagati, rivolta ad una platea ben più estesa di destinatari”.