CATANIA – Il cadavere di Natale Pedalino è rinvenuto in contrata Cotoniera a Paternò nel dicembre 2015. Trucidato da un numero incontrollato di coltellate. Il musicista Giulio Arena quel giorno ha incontrato la vittima. E una serie di indizi – come macchie di sangue sull’auto e sulla scalette della lavanderia – portano a indirizzare il mirino dei carabinieri sulla sua figura. Poi sono stati acquisiti dei filmati sul percorso fatto dalla Subaru dell’artista che ha completato il mosaico accusatorio. Il movente sarebbe stato legato ad un’accesa discussione per una questione di olio. Un monte probatorio che ha portato alla sentenza dell’ergastolo della Corte d’Assise di Catania. La difesa ha impugnato quel verdetto e ora è alle battute finali il processo d’Appello. Un processo molto articolato che ha visto la nomina di un consulente da parte della Corte per rispondere a un quesito preciso: se nell’auto guidata da Arena fosse presente una persona sul lato passeggero. Un interrogativo rimasto in sospeso anche dopo la conclusione del primo capitolo giudiziario. Per colmare questa lacuna interviene il consulente, le cui conclusioni però saranno aspramente criticate dal professionista delegato dalla difesa, composta dagli avvocati Giovanni Avila e Vittorio Basile. Al centro anche i tempi a disposizione di Arena per uccidere. Pochissimi minuti, che però secondo il consulente nominato dalla pg Iole Boscarino non sarebbe 3 ma 14.
Ma andiamo per ordine. La pg Iole Boscarino, nella sua articolata requisitoria, ha premesso: “La rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale che è stata particolarmente corposa, a mio parere, ci permette non soltanto di superare la maggior parte dei motivi di appello ma soprattutto ci permette di fare una ricostruzione dei fatti in parte diversa rispetto a quella dei Giudici di primo grado e hanno permesso di rilevare degli errori che erano stati fatti inizialmente nella conduzione delle indagini”.
Il primo errore che il perito Lebano (nominato dalla Corte) rileva che l’immagine della Subaru Forester che la difesa afferma con caparbietà non esserci un passeggero non è “la Subaru Forester di Arena Giulio, vi è una assoluta incompatibilità tra le caratteristiche di quell’autovettura e l’autovettura dell’imputato”. Partendo da questo il consulente ha analizzato i filmati delle telecamere piazzate nel percorso e ha concluso che solo in una di queste si vede la presenza di un passeggero. Precisamente Lebano dice: “La sagoma chiara ricalca le caratteristiche di un volto posto frontalmente al punto di ripresa con la fronte ampia, come se osservasse qualcosa fuori dall’autovettura. La sagoma ricalca le caratteristiche di un capo osservato dal fianco destro e di cui nell’ultimo dettaglio si distingue la linea di attaccatura dei capelli che marcano una stempiatura evidente”. Un dettaglio che viene confermato anche dal consulente del sostituto procuratore generale. Che però fa un passo avanti in più, perché ponendo in sequenza i video (e anche a delle auto che seguivano la vettura di Arena) ha rilevato un errore di perequazione che allunga i tempi di percorrenza rispetto a quelli definiti dai carabinieri. “Pertanto dallo studio effettuato dall’ingegnere Amico – riassume la pg – risulta che in realtà la Subaru Forester tra Tre Fontane e Panebianco (i siti di passaggio dell’auto, ndr) ha impiegato ben quattordici minuti. Tre minuti sono i tre minuti del tragitto, gli undici minuti di ritardo rispetto, quindi, a quei veicoli che la seguivano nell’altro sito e che la precedono nel sito Panebianco, sono ben undici minuti”. “Sulla base di questa ricostruzione, deve ritenersi – dice Boscarino alla Corte – che Arena Giulio abbia ucciso il Pedalino in un arco temporale compreso tra le 16:43, orario in cui, con il margine di un minuto, passa presso il sito Tre Fontane, e le 16:57”.
Le conclusioni dei due consulenti, come detto, sono state considerate inesatte dal perito della difesa che per confutare le loro valutazioni ha portato a fondamento analisi tecnico scientifiche che si basano anche sulla luce del crepuscolo. Dettagli che saranno enucleati nelle arringhe delle difese previste in queste settimane.
Per la pg gli accertamenti tecnici dei due consulenti portano alla conferma delle responsabilità dell’imputato. Responsabilità che sarebbe acclarata anche per il tentato omicidio di due venditori ambulanti contestata all’imputato. La perizia balistica non lascia dubbi: l’arma rinvenuta a casa di Arena è compatibile con i bossoli sparati. Iole Boscarino conclude chiedendo alla Corte d’Assise d’Appello di confermare la sentenza all’ergastolo nei confronti di Giulio Arena.