Trucidato con trenta coltellate |Tracce a casa del sospettato - Live Sicilia

Trucidato con trenta coltellate |Tracce a casa del sospettato

Non si ferma l'inchiesta sull'omicidio di Natale Padalino, trovato morto il 19 dicembre in una zona periferica di Paternò. Giulio Arena rimane al momento l’unico indagato. Nel sopralluogo avvenuto nella sua villetta la scientifica avrebbe rinvenuto delle tracce. I risultati sono attesi per il prossimo 25 maggio.

L'incidente probatorio
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CATANIA. Giulio Arena, il presunto assassino del paternese Natale Pedalino, attende fiducioso gli esiti degli esami effettuati sulle tracce che la Polizia scientifica avrebbe rinvenuto nella sua villetta. Il docente di musica, 57 anni, nel corso dei vari interrogatori ha continuato a professarsi innocente. Intanto, nei giorni scorsi, si è svolto a Catania l’incidente probatorio alla presenza del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Cariolo. L’uomo detenuto nel carcere di Piazza Lanza, rimane al momento l’unico indagato accusato dalla Procura di Catania di aver trucidato nella notte del 19 dicembre scorso il bracciante agricolo Pedalino con almeno trenta coltellate e di avere gettato poi il corpo in una stradina nella periferia di Paternò.

Secondo fonti investigative, nel corso del sopralluogo avvenuto all’interno della casa di Arena, situata al confine tra Belpasso e Ragalna, i periti avrebbero prelevato alcune tracce nella lavanderia. Di queste, non si conosce ancora la natura o la tipologia. Il perito Nicolò Polizzi, dovrà analizzarle e stabilire, entro il prossimo 25 maggio, se i reperti possano essere riconducibili o meno alla vittima uccisa.

Ma ad inchiodare il presunto autore dell’efferato omicidio, nelle prime fasi della indagini, sarebbe stata la traccia ematica rilevata dagli investigatori dei Ris di Messina nel freno a mano del suo suv, un Subaru Forester. Secondo gli accertamenti tecnico scientifici quel sangue apparterrebbe alla vittima dell’omicidio. Ma ascoltato dal magistrato, Arena ha fornito una sua versione: l’uomo avrebbe chiarito che la macchia di sangue trovata nell’abitacolo della sua auto risalirebbe ad una vecchia ferita che il Pedalino si procurò durante le attività agricole che era solito svolgere in casa del presunto assassino. Arena ha raccontato di avere preso dalla sua auto un cicatrizzante per medicare la ferita di Pedalino.

Cade inoltre l’ipotesi del movente di natura futile per i giudici. Il tribunale del Riesame, infatti, ritenendo che ci fossero ragioni ben più gravi dietro l’efferato omicidio aveva già annullato l’ordinanza al punto. La presunta lite per una partita di olio di oliva non reggerebbe, dunque, come causa scatenante della furia assassina che inverosimilmente ha portato alla morte di Pedalino nella notte del 19 dicembre scorso.

Ma nel corso dell’interrogatorio svoltosi di fronte al giudice sarebbero emersi nuovi dettagli sull’incontro che Arena ebbe con la vittima nel giorno dell’omicidio. Il presunto assassino racconta di avere lasciato Pedalino nel pomeriggio in piazza Purgatorio a Paternò e di non averlo poi più né visto e né sentito. I due si sarebbero incontrati per definire alcuni particolari sulle prossime attività lavorative che la vittima avrebbe dovuto svolgere in casa del presunto omicida. Ma durante l’incontro i due avrebbero parlato anche riguardo a un nuovo lavoro per la moglie di Pedalino, la quale avrebbe dovuto iniziare a collaborare come domestica nella casa della famiglia Arena.

In sede di incidente probatorio l’attenzione si è, inoltre, concentrata anche su dei coltelli da collezione trovati in casa di Arena e acquisiti dai periti. La difesa del presunto assassino avrebbe richiesto un’analisi che accerti la lunghezza e larghezza delle lame dei coltelli. I legali Antonio Giuffrida e Salvatore Caruso, in attesa di apprendere gli esiti delle analisi, continuano a mantenere il massimo riserbo sulla vicenda.


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