CATANIA – Da sabato notte è nel carcere di piazza Lanza il Giovanni Francesco Di Prima, il 22enne che ha confessato di aver ucciso la sorella Lucrezia. E sabato sera ha portato i carabinieri nei boschi di Tarderia, frazione tra Pedara e Nicolosi, dove aveva seppellito il cadavere all’interno di alcuni sacchi neri. Il delitto, da quanto emerge dai primi rilievi dei carabinieri della Sis, è avvenuto nella villetta di San Giovanni La Punta dove il giovane viveva con la sorella 37enne e i genitori. Che proprio nei giorni scorsi erano fuori per un viaggio. Il fratello avrebbe colpito la sorella con un fendente alla gola e poi l’avrebbe trasportata alle pendici dell’Etna. Poi, dopo che il fidanzato non è riuscito a rintracciarla, è scattata la denuncia di scomparsa venerdì sera.
Giovanni Di Prima è in stato di fermo. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura dopo un lungo interrogatorio avvenuto sabato alla caserma dei carabinieri alla presenza del suo legale di fiducia. Mercoledì si svolgerà l’udienza di convalida davanti al gip. Dopo l’esito potrebbero essere chiariti diversi interrogativi sul tragico omicidio. Soprattutto il movente.
In questi giorni sono venute fuori, tra chiacchiere e stampa, diverse ipotesi. Al momento nessuna confermata dagli inquirenti che stanno coordinando la delicata indagine. E forse prima di scrivere, davanti a questa doppia tragedia, sarebbe utile avere riscontri certi. Solo per non aggiungere dolore al dolore. Perché due genitori hanno perso due figli. E un ragazzo due fratelli.
“Il mio assistito dovrà essere sottoposto a perizia psichiatrica, per accertare le sue condizioni psicologiche. E’ un atto dovuto per la serenità di tutti. Dovuto soprattutto alla famiglia vittima di questa immane disgrazia che piange una figlia amata e adorata e allo stesso tempo un figlio altrettanto amato”. Così l’avvocato Umberto Terranova che difende Giovanni Francesco Di Prima, il 22enne, accusato dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della sorella Lucrezia, di 37 anni. Per il penalista “non emerge, al momento, un movente reale”, e per trovarlo, ritiene, occorre “indagare nella aspetto psicologico” del suo assistito che ha detto di “ritenere la sorella ‘un peso per la famiglia’”. “Un dato pero’ – precisa l’avvocato Umberto Terranova – che non trova riscontro: in famiglia nessuno sapeva delle sue convinzioni”