CATANIA – Posti letto in quota, accoglienza e, nello stesso tempo, recupero della struttura. L’annuncio del finanziamento regionale per la ristrutturazione del Grande Albergo dell’Etna, chiuso da decenni, è accolta con entusiasmo dal presidente del Parco, Carlo Caputo. L’ente si occuperà di portare avanti progettazione e direzione dei lavori.
Il Grande Albergo
Chi ha meno di quarant’anni, forse lo ha sempre visto chiuso. Imponente lungo la strada che conduce al Rifugio Sapienza, praticamente attaccato al cancello della Forestale da cui partono numerosi sentieri, il Grande Albergo tornerà dunque alla sua funzione. Rispondendo alla fame di posti letto in quota, come spiega Caputo che evidenzia come l’iniziativa sia stata del presidente della Regione. “Circa un anno fa ricordo la telefonata del Presidente Musumeci che chiedeva informazioni sullo stato dell’immobile, il suo valore e sulle somme necessarie per valorizzarlo e riaprirlo. Ha mantenuto il suo impegno” – racconta.
Tempi incerti
L’importo dovrebbe essere sufficiente: la struttura, riferisce Caputo, non è poi così malandata. “Non presenta problemi strutturali – dice – ma necessita di un profondo restyling, di ammodernamento e manutenzione straordinaria”. La facciata gli impianti, l’adeguamento alle norme di sicurezza: sono sono alcuni dei lavori che interesseranno la struttura. Per conoscere i tempi, però, ancora è presto. “Appena le somme saranno decretate a favore del Parco si potrà procedere con la progettazione – continua Caputo.
Fame di posti letto sull’Etna
Una struttura necessaria, secondo il presidente del Parco che, sin dal suo insediamento ha spinto per fare dell’Etna una destinazione turistica vera, sebbene privilegiando un tipo di turismo su quello puramente di massa. Flusso che già esiste e che, spesso, non trova dove pernottare in quota. “La struttura serve – sottolinea – perché non abbiamo posti letto in quota. Inoltre, la zona di Piano Vetore è molto frequentata perché da lì partono numerosi sentieri. Insomma, l’area è importante per l’escursionismo”.
Il turismo diffuso
La struttura ha circa 50 camere. “È grande ma non tanto da chiamare i pullman – evidenzia Caputo che ha in mente un turismo diffuso per il vulcano. Non abbiamo interesse a concentrare le persone in un luogo – spiega – ma a distribuire le strutture e, quindi, i flussi turistici”. il Parco è in “trattativa” anche per Villa Manganelli, a Zafferana. L’albergo, un gioiello già ristrutturato, è stato danneggiato dal sisma di Santo Stefano e d è da allora chiuso. “C’è una discussione aperta con il commissario Scalia”- conclude il presidente del Parco.