Ventotto anni. Tanto è passato dall’eccidio del giudice Rocco Chinnici e dei suoi agenti di scorta, in via Pipitone Federico a Palermo. A ricordare il suo sacrificio, oggi, le massime cariche dello Stato, dal Capo dello Stato ai presidenti di Camera e Senato, fino al primo cittadino di Palermo.
Napolitano: “Chinnici diede un forte impulso alle indagini contro la mafia”
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del ventottesimo anniversario del “vile, tragico attentato che il 29 luglio 1983 colpì il giudice Rocco Chinnici, gli uomini della sua scorta, Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico a Palermo, Stefano Li Sacchi”, in un messaggio alla signora Caterina Chinnici e ai famigliari delle altre vittime dell’attentato, ha espresso “il saluto commosso e solidale mio e dell’intero Paese”. “Quale Consigliere istruttore del Tribunale di Palermo, Rocco Chinnici – scrive Napolitano – aveva dato forte impulso alle indagini sulla criminalità organizzata, prospettando nuove strategie investigative in grado di contrastarla efficacemente e di colpirne gli affari e i legami internazionali. Della mafia era quindi divenuto obiettivo privilegiato anche perché alla rigorosa professionalità e alla schiva ‘religione del lavoro’ accompagnava la passione civile e la capacità di far crescere nella coscienza collettiva la consapevolezza di dover combattere il crimine senza mai indulgere ad atteggiamenti di indifferenza o tacita e comoda tolleranza. Al pari di altri magistrati e servitori dello Stato caduti per mano di mafia, Rocco Chinnici fu autentico eroe della causa della legalità e, assieme, costruttore di un più valido presidio giuridico e istituzionale di fronte alle sfide criminali”.
Schifani: “Nel commemorare Chinnici, ricordiamo la sua coerenza”
Il presidente del Senato Renato Schifani ricorda “la coerenza e la grande passione con cui il giudice Rocco Chinnici ha fatto dell’affermazione della legalità la propria missione di vita”, in un messaggio in occasione del 28/simo anniversario della strage mafiosa in cui furono assassinati Chinnici, il Maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi, il Brigadiere Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. “La ringrazio per l’invito a partecipare alle manifestazioni organizzate in questi giorni per ricordare i martiri della strage di via Pipitone – scrive Schifani al presidente della Fondazione Rocco Chinnici, Antonino Rametta – vi prego di considerarmi idealmente presente e di voler accogliere il mio sincero e partecipe apprezzamento per l’opera di educazione alla legalità svolta dalla Fondazione da Lei presieduta. Ricordare la figura di Rocco Chinnici – sostiene il presidente del Senato – significa oggi ricordare il suo impegno come magistrato nella lotta alla criminalità organizzata, la sua coerenza e la grande passione con cui ha fatto dell’affermazione della legalità la propria missione di vita”. “Uomo al servizio della Giustizia, dello Stato e delle Istituzioni – ricorda Schifani – fu tra i primi a capire l’importanza di parlare di legalità ai giovani e la necessità di partire da loro per cambiare la società e sconfiggere la violenza e la sopraffazione proprie della mentalità mafiosa”. “Continuare ogni giorno a difendere i principi fondanti della nostra democrazia, contro ogni forma di illegalità, significa – conclude la seconda carica dello Stato – onorare con i fatti chi ha sacrificato la propria vita per quei valori”.
Fini: “Il suo lascito morale sia da ispirazione per i magistrati”
Rendere omaggio alla memoria di Rocco Chinnici, così come alle altre vittime di quell’attentato di 28 anni fa, “é un dovere che dobbiamo adempiere con un sentimento di sincera gratitudine. Il suo lascito morale, di valori e di insegnamento, deve continuare ad ispirare l’impegno rigoroso ed incondizionato dei magistrati, degli appartenenti alle forze dell’ordine e dei cittadini onesti che ogni giorno dimostrano di amare profondamente il nostro Paese, difendendo con coraggio e con dedizione i valori della giustizia e della legalità, capisaldi essenziali ed irrinunciabili della democrazia e della libertà”. Lo afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini in un messaggio a Caterina, Elvira e Giovanni Chinnici e al Presidente della Fondazione “Rocco Chinnici”, Antonino Rametta in occasione del ventottesimo anniversario dell’attentato in cui persero la vita il giudice Rocco Chinnici, i due uomini della sua scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile in cui il giudice viveva, Stefano Li Sacchi”. “Rocco Chinnici – spiega Fini – fu un magistrato di grande valore e di straordinario coraggio, un temibile avversario della criminalità organizzata ed un instancabile e generoso servitore dello Stato, sempre pronto a condividere con i suoi collaboratori le brillanti intuizioni e gli eccellenti risultati del suo operato. Alla sua lungimiranza si deve la scelta di volere al proprio fianco magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di concepire, attraverso una sinergia di forze e di competenze che avrebbe dato vita al ‘pool antimafia’, una strategia moderna volta a contrastare il fenomeno mafioso nelle sue radici più profonde. La dedizione assoluta alla sua missione si univa ad una disponibilità sempre attenta ed affabile nei confronti dei giovani ai quali non si stancò mai di rivolgere intense lezioni sul valore della legalità, esortandoli a difendersi dalle pericolose lusinghe della criminalità organizzata e dal baratro della droga. I giovani devono poter ritrovare ancora oggi, nella nobiltà morale del suo esempio, un forte riferimento ideale che dia slancio e forza alle loro speranze in un futuro libero dal ricatto della mafia”.
Cammarata: “Il suo impegno ha lasciato un’impronta indelebile in città”
“Palermo ricorda il giudice Rocco Chinnici e quanti, assieme a lui, hanno sacrificato la vita per difendere giustizia e legalità”. Lo dice il sindaco Diego Cammarata in occasione del 28/simo anniversario della strage di via Pipitone Federico, 29 luglio 1983, in cui morirono il giudice Rocco Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. “Il giudice Chinnici – aggiunge Cammarata – credeva fino in fondo nella giustizia e nella legalità ed ha sacrificato la sua vita per difenderle. Il suo operato, la sua determinazione, il suo sacrificio hanno lasciato un’impronta indelebile in questa città. Oggi i cittadini palermitani lo ricordano con orgoglio, come uno dei simboli nella lotta contro la mafia, il cui esempio può far nascere la capacità di rifiutare ogni collusione ma anche ogni tipo di rassegnazione nei confronti della criminalità organizzata”.