Enna. La sua casa, a Barrafranca, era diventata una centrale della droga, dove i tossicodipendenti venivano a comprare la coca da mezza provincia. Le forniture, invece, arrivavano da Catania, direttamente dalla famiglia Santapaola: in media, tra maggio e ottobre 2019, circa due etti e mezzo al mese. Con queste ipotesi di reato e con accuse di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio, questa mattina, i carabinieri del Ros hanno fatto scattare le manette ai polsi del presunto organizzatore del giro, che avrebbe avuto una sorta di avallo da parte della famiglia locale di Cosa Nostra e dell’anziano boss Raffaele Bevilacqua. Gli arrestati sono il sessantaquattrenne S.P., un altro barrese, M.S. di 31 anni, e un catanese, appartenente alla famiglia Santapaola, il trentenne G.S. Tra gli inquirenti la consegna del silenzio sui nomi degli arrestati è assoluta. L’operazione del Ros è stata coadiuvata dai militari dei comandi provinciali di Enna e Catania, sotto il coordinamento della Dda.
Lo spunto investigativo: tutto parte dall’inchiesta Ultra
Le indagini provengono proprio dall’inchiesta Ultra, un autentico “vaso di Pandora” scoperchiato dai carabinieri da cui, un anno e mezzo fa, sono già venute fuori decine di arresti, una raffica di condanne in primo grado e anche lo scioglimento di un Comune, Barrafranca, per infiltrazioni della criminalità organizzata. E’ stata la prima volta nella storia: mai nessun comune della provincia di Enna era stato commissariato per mafia. Ultra è l’indagine che ha svelato, tra l’altro, le attività criminali del già citato boss Bevilacqua, già referente provinciale di Cosa Nostra a fine anni ’90 per volere di Bernardo Provenzano, che ha preso un ergastolo perché mandante di un delitto di mafia, una condanna definitiva per mafia al processo Gransecco e, pochi giorni fa, altri 20 anni in primo grado con rito abbreviato. Quest’ultima sentenza, va specificato, riguarda proprio l’inchiesta Ultra e varie accuse di mafia e altri reati.
Lo stesso S.P., il barrese arrestato oggi perché ritenuto la figura di riferimento di questa presunta centrale della droga, era stato coinvolto nell’inchiesta Ultra.
Per Barrafranca 16 forniture di coca in 6 mesi: arrivavano 100 grammi per volta
Dalle indagini dell’Arma emerge lampante: Barrafranca sarebbe stato un crocevia della droga grazie agli accordi tra gli esponenti del clan, facenti riferimento a Bevilacqua, e mafiosi catanesi. A S.P. Cosa Nostra riconosceva libertà di azione e autonomia di movimento, come emergerebbe dalle intercettazioni. L’altro arrestato, S.M., avrebbe coadiuvato il sessantaquattrenne per gli acquisti e per la tenuta della cassa, di cui si sarebbe occupato, con cui le forniture venivano pagate.
Per dare un esatta dimensione del fenomeno, i carabinieri hanno diffuso un dato, in sei mesi, nel 2019, i due arrestati avrebbero fatto ben 16 viaggi a Catania per comprare mediamente 100 grammi di coca alla volta. Il calcolo, arrotondato per difetto, è all’incirca di 260 grammi al mese. Le cessioni, poi, come detto avvenivano direttamente a casa di S.P., centro di riferimento per numerosi consumatori di droga.