Mafia, la scia di sangue del 2004: la faida dentro Cosa nostra - Live Sicilia

Mafia, la scia di sangue del 2004: la faida dentro Cosa nostra

La guerra tra Santapaola ed Ercolano. La sentenza della Cassazione e il verdetto rinviato.

CATANIA – Il verdetto è slittato. L’epilogo del processo sulla guerra di mafia che si è consumata nel 2004 all’interno di Cosa nostra catanese è rinviato. L’attesa è dovuta al deposito della sentenza definitiva della Cassazione nei confronti di Salvatore Guglielmino, il pentito Dario Caruana – il primo condannato all’ergastolo e il secondo a 14 anni – per l’omicidio di Salvatore Di Pasquale e dell’uomo d’onore Lorenzo Saitta, detto Salvuccio u Scheletro, – anche lui pena dell’ergastolo – accusato dell’assassinio di Michele Costanzo. Il gup quindi ha acquisito tra gli atti dell’udienza preliminare la decisione della Suprema Corte che sancisce una verità ‘processuale’ di una cruenta pagina di sangue della storia (criminale) catanese. 

Il processo, abbreviato, è frutto dell’indagine del Ros Dakar nata dalle dichiarazioni di Dario Caruana, che dopo la fine del processo di primo grado ha deciso di collaborare con la giustizia autoaccusandosi del delitto di Salvatore Di Paquale, detto Giorgio Armani, e dando nomi e cognomi del gruppo di fuoco. Ma anche fornendo dettagli inediti del delitto di Michele Costanzo. Verbali che in esclusiva furono pubblicati su LiveSicilia e il Mensile S e portarono alcuni soggetti citati a presentarsi in Procura per rendere dichiarazioni sui delitti. 

Alla sbarra ci sono personaggi di un certo ‘rilievo’ di Cosa nostra catanese. C’è anche il 63enne Maurizio Zuccaro, boss storico del rione San Cocimo (zona Piazza Machiavelli, ndr) e cognato di Enzo Santapaola (figlio di Turi ormai deceduto). Per la procura sarebbe il mandante dell’omicidio di Michele Costanzo, che sarebbe stato commesso da Saitta e il 44enne Arnaldo Santoro, altro boss di spicco della roccaforte di San Cocimo. Alla sbarra ci sono anche Luigi Ferrini, 47 anni, Angelo Pappalardo, 42 anni, Pietro Privitera, 42 anni, e Marco Strano, 39 anni. Questi quattro sono accusati di aver fatto parte del commando che ha ucciso Salvatore Di Pasquale. Entrambi gli omicidi sono stati commessi nella calda primavera del 2004. 

Una scia di sangue che va incardinata nello scontro (storico e ancora esistente) tra gli Ercolano e i Santapaola. Alfio Mirabile – vicinissimo e imparentato a Nino Santapaola, fratello di Nitto – è vittima di un agguato fallito il 24 aprile 2004 (morirà in una clinica nel 2011). La vendetta non si fa attendere. I suoi soldati organizzano l’omicidio di ‘Giorgio Armani’ che avrebbe avuto la colpa di plaudire al ferimento del boss. Salvatore Di Pasquale è stato ucciso davanti ad un camion dei panini a San Giovanni Galermo il 29 aprile 2004. Alcuni giorni dopo arriva la risposta armata: il 3 maggio è stato ammazzato Michele Costanzo, “padroncino” della Mediterranea Distribuzione Logistica (concessionaria della Dhl) e molto vicino ad Alfio Mirabile. Gli Ercolano, oltre a voler ‘regolare i conti’, avrebbero voluto  impadronirsi della gestione della Mdl. 

Il pm Rocco Liguori ha chiesto lo scorso autunno la condanna di tutti a 30 anni di carcere, visto ‘lo sconto’ di pena previsto dalla scelta dell’abbreviato. La sentenza del gup è attesa prima della pausa estiva. 


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