Le ultime notizie sul fronte dei candidati del centrosinistra alla corsa per la carica di sindaco della città, sono stupefacenti. Le primarie dovrebbero essere un tripudio di partecipazione dal basso e una corsa leale e convergente dei candidati, nell’interesse esclusivo della città e dei suoi cittadini. Purtroppo rischiano di diventare macelleria politica. L’avere sin dall’inizio cercato di porre dei paletti alla deriva politicista del PD non è servito a niente. Oggi si può persino ipotizzare la nascita di uno schieramento che potrebbe andare oltre il “terzo polo”, sino ad arrivare a Grande Sud: Non solo quelli che in un recente passato hanno sostenuto le giunte di Cammarata ma persino quelli che vi sono stati dentro fino a ieri. Chi sta praticando l’apertura del dia logo verso tutti, senza porre nel ragionamento alcun discrimine, lascia necessariamente aperta ogni soluzione, persino quelle più estreme.
Quali sono i rischi di una situazione del genere? Quello principale è che qualunque sia il perdente non si sentirà obbligato a sostenere chi ha vinto. Se per ipotesi vincesse la Borsellino, come farebbero i Cracolici e i Lumia a votarla e farla votare dopo avere sbandierato ai quattro venti che questa è una scelta sbagliata e non li rappresenta? E al contrario se a vincere fosse Ferrandelli come si potrebbe sostenere un candidato che non ha avuto l’accortezza di mettere neanche uno sgangherato paletto al suo progetto di alleanze? E se a vincere fossero Faraone o Terminelli come potrebbero conciliare le due posizioni estreme? Da questo scenario è facile dedurre che le primarie sarebbero una battaglia senza esclusione di colpi tra candidati costretti a vincere a tutti i costi, producendo nell’elettorato un ulteriore senso di smarrimento se non addirittura di disgusto. Si potrebbe arrivare persino a farle fallire com’è accaduto a Napoli.
Tra candidati che entrano ed escono dalle primarie, come si sale o scende da un autobus, e tra posizioni che, servendosi dello stesso linguaggio, prospettano progetti politici inconciliabili, occorre un atto di generosità e responsabilità per salvare Palermo. Da parte di tutti si faccia un passo indietro. Si può accettare il sacrificio delle primarie se dalla Borsellino a Orlando, da Faraone a Terminelli, dalla Monastra a Ferrandelli, si fa una squadra unita che riconosca il valore delle migliori esperienze politiche che questa città può vantare e si inseriscano le “novità” come arricchimento e non come fattore di disgregazione. D’altro canto i Palermitani hanno già compreso gli errori del passato, votando i referendum dello scorso giugno, e per questo meritano fiducia.