Tra il 1998 e il 2014 la spesa sostenuta dall’ex vescovo di Trapani monsignore Francesco Miccichè, e dai propri congiunti, la sorella Domenica e il cognato Teodoro Canepa, per recupero e manutenzione di propri immobili, una villa di 800 metri quadrati a Monreale, un appartamento in via Libertà a Palermo, e altri immobili, superò i 700 mila euro. Mentre il flusso di denaro tra acquisti e vendite nello stesso periodo risultò ammontare a poco più di 600 mila euro. Questo quanto emerso oggi a Trapani dinanzi al Tribunale (presidente Messina, a latere Corleo e Badalucco) nel corso dell’udienza dove l’ex numero uno della Curia di Trapani è imputato di peculato. I dati finanziari sono emersi dalla testimonianza del consulente della Procura, ing. Attilio Masnata che ha risposto alle domande del pm Sara Morri e del difensore dell’imputato, avvocato Caputo.
L’accusa
L’accusa contestata all’ex vescovo Francesco Miccichè riguarda l’utilizzo a fini personali di somme sottratte dai conti correnti della Curia e provenienti dai fondi provenienti dall’8 x mille, destinati a “Interventi Caritativi” ed “Esigenze di culto pastorale”. Il reato contestato è il peculato perché il denaro sarebbe stato sottratto in violazione della legge 222 del 20 maggio 1985 e del regolamento che prevede l’impegno delle somme derivanti dall’8 x mille per “esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo”. Il particolare emerso è quello che una buona parte dei 700 mila euro sono stati spesi per la villa di Monreale di proprietà di mons. Miccichè, lavori di ristrutturazione, edilizi anche di una certa importanza, realizzazione di una piscina, in un edificio di oltre 800 metri quadri attorniato da un terreno di oltre 5 mila metri quadrati. Ebbene il consulente della Procura ha detto che non ha rinvenuto una sola fattura della esecuzione di queste opere, e che la sorella dell’ex vescovo ha riferito che sono stati lavori condotti in economia. Racconto della sorella apparso poco credibile. La difesa dell’imputato, avvocato Caputo, ha posto domande al consulente tese a dimostrare la possibilità che questi lavori potevano essere stati eseguiti da operai non per forza specializzati, ma il consulente ha risposto negando questa possibilità. Tra i fatti emersi quella della contemporanea presenza di grosse pietre ornamentali sia nella villa di Monreale quanto all’interno di Villa Betania a Valderice. La Procura ha sentito sia oggi come in istruttoria un trasportatore, Salvatore Nola, che ha detto di avere trasportato questi massi, oltre che a Valderice a Villa Betania anche a Monreale, dove era in costruzione un edificio da parte della Curia di quel centro, e questo in due occasioni, ma che al secondo trasporto si rese conto che i massi trasportati prima non erano più in quel sito. Infine. Messa al bando la libera concorrenza, dal 2004 e sino alla fine del 2013 la Diocesi di Trapani aveva una ditta ad hoc per eseguire i lavori nelle proprie proprietà e parrocchie. Lavori conferiti direttamente anche importanti come la ristrutturazione dell’edificio che ospita la Curia a Trapani o ancora lavori per la realizzazione di un teatro nella sede della Fondazione Auxilium, a Valderice, Villa Betania. Circostanza che non è legata all’ imputazione di peculato per la quale l’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè sta comparendo dinanzi al Tribunale di Trapani, ma che è emersa nell’udienza di oggi, dalla testimonianza di Vincenzo Maniscalchi, ex presidente della cooperativa edilizia Ceal di Alcamo, il quale rispondendo alle domande del pm Sara Morri ha detto che nel 2004 a suggerirgli la costituzione della cooperativa fu proprio mons. Miccichè.
I lavori
Da allora in poi tanti lavori sono stati eseguiti da questa cooperativa, specializzata in lavori di recupero e manutenzione di chiese e comunque edifici ecclesiali. Maniscalchi ha detto che personalmente dal 1984 ha collaborato con la Diocesi di Trapani, per progettazioni e cantieri di lavoro, per giungere alla costituzione della cooperativa. Domande sui lavori eseguiti nella Villa di Monreale sono state rivolte dal pm Morri anche a Maniscalchi che ha negato in maniera categorica di avere mai fatto eseguire lavori in proprietà del vescovo: guardando poi le foto della Villa di Monreale ha anche escluso che i lavori eseguiti possano essere stati condotti da propri operai, risultando la collocazione delle pietre nel prospetto non del tutto regolare, “certamente – ha detto – non le avrei collocate in questa maniera, la manodopera poteva essere migliore”. Poi una risposta che più delle altre potrebbe non far piacere all’ex Vescovo: “questo prospetto è destinato a crollare”. Prossima udienza a fine marzo.