“La verità processuale dice che mio padre è stato capo di Cosa Nostra. Certo, a pensare che oggi, a distanza di vent’anni dalle stragi, sui giornali si stia parlando di revisione. Se parliamo di revisione processuale, dobbiamo allora riscrivere qualche verità. E la ricerca della verità è sempre positiva. Ma preferisco parlare di verità processuali, perché la verità è un altro conto”. Lo ha detto il figlio di Bernardo Provenzano, Angelo, in un’intervista che andrà in onda domani sera su Servizio Pubblico, la trasmissione multipiattaforma di Michele Santoro.
“Tanti i temi trattati nel corso dell’intervista esclusiva realizzata da Dina Lauricella – spiega una nota di Servizio Pubblico – La latitanza, lo Stato, Falcone e Borsellino, la malattia del padre”. “Noi chiediamo che mio padre venga curato – dice Angelo Provenzano – Prima di tutto è un detenuto, è vero, che sta pagando meritatamente o immeritatamente, ma rimane sempre un cittadino italiano: sarà stato capo di Cosa nostra, ma stiamo parlando di un essere umano. Io mi rendo conto che molta gente potrebbe alzarsi e dire: ‘Per quello che ha fatto merita questo ed altro.’ A tutti questi dico, però, se mio padre è quello che è, e ci sono delle verità processuali che lo affermano, ora è arrestato: c’é un posto vacante. Chi si sente di far parte di uno Stato che non applica i diritti può prendere posto, su quella poltrona”. “Falcone e Borsellino? – risponde Angelo Provenzano – Due vittime immolate all’altare della patria, sono due vittime della violenza. Però se io torno indietro nel tempo, agli inizi degli anni ’80, quando ero piccolo…’