”Balle pazzesche. La ricostruzione fantastica, da piccolo romanzo d’appendice poliziesca, stupisce soltanto per l’arditezza della perversione intellettuale. L’input della trattativa della quale in atto devono rispondere davanti a un Tribunale il generale Mori e il colonnello De Donno sarebbe riconducibile alla ‘mia paura’ che avrebbe interessato prima il compianto maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli e poi non so chi. Adesso da vittima di minacce di Cosa nostra divento ispiratore di trattative”. Lo dice il deputato Calogero Mannino, indagato per la presunta trattativa tra Stato e mafia, commentando con l’Ansa quanto riportato da ‘il Fatto”, secondo cui l’ex ministro dopo la sentenza della Cassazione sul maxi-processo a Cosa nostra avrebbe riferito al maresciallo Guazzelli: ”Ora o uccidono me o Lima”.
I presunti dialoghi tra Mannino e Guazzelli, che venne assassinato tre settimane dopo l’omicidio di Lima, ora sono al vaglio dei pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, che ritengono interessanti i verbali del figlio del maresciallo, Riccardo Guazzelli, che avrebbe confermato che il padre era il tramite tra Mannino e Antonio Subranni, all’epoca capo dei Ros, e che Paolo Borsellino, facendo una confidenza alla moglie Agnese, avrebbe etichettato come ‘punciutu’. ”Tutte le dichiarazioni ufficiali dei carabinieri e funzionari di polizia che ho incontrato in quel tempo sono state vagliate nel lungo processo che mi e’ stato fatto – afferma Mannino – E’ semplicemente ridicolo, o meglio lo sarebbe se non fosse questo intento accusatorio mosso da una palese inimicizia, certamente frutto di turbe della mente”.