CATANIA – L’attesa di Raffaele Nicotra potrebbe terminare presto. Tra un mese potrebbe esserci la sentenza che chiude il secondo capitolo giudiziario dell’inchiesta Aquilia che ha visto l’ex sindaco di Aci Catena e deputato regionale imputato e condannato dal gup a 7 anni per concorso esterno alla mafia. È alle fasi finali il processo d’appello che vede alla sbarra, oltre il politico catenoto, i boss della cellula acese di Cosa nostra. E in particolare gli eredi del defunto boss Sebastiano Scuto, meglio conosciuto come Nuccio Coscia.
Nell’ultima udienza, Pippo Nicotra ha voluto fare dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’Appello. L’ex sindaco (e imprenditore della grande distribuzione) ha ribadito di essere stato una vittima della mafia. Fin dagli anni 70 e 80 le sue imprese sono state sottoposte a estorsione. La prova sono i tanti attentati, i furti e le rapine subite. Ai giudici Nicotra ha ricordato di aver depositato una copia di 57 denunce per minacce, rapine e danneggiamenti. L’imputato dunque ha respinto ancora una volta il disegno accusatorio che lo vedrebbero ‘come un finanziatore del clan Santapaola’. A puntare il dito contro di lui è stato soprattutto il collaboratore Gaetano Mario Vinciguerra. I difensori di Nicotra, il professore Giovanni Grasso e l’avvocato Orazio Consolo, hanno chiesto alla Corte di ribaltare il verdetto di primo grado ed emettere una sentenza di assoluzione. La scorsa estate i pg Miriam Cantone e Giuseppe Lombardo hanno chiesto la conferma della sentenza del gup. Il processo è stato rinviato al 21 aprile per le repliche delle parti. Al termine la Corte d’Appello si ritirerà in camera di consiglio.