“La nomina di Massimo Punzi nel Cda del San Raffaele Giglio venne fatta nel 2003, quando non era mio marito, e lo stesso si dimise, correttamente, prima della mia campagna elettorale per evitare qualsiasi sospetto e commistione tra politica e sanità”. Lo ha detto la senatrice del Pdl, Simona Vicari replicando alle affermazioni del candidato a sindaco di Cefalù del Pd, Rosario Lapunzina.
“Ritenemmo, con l’allora mio coordinatore regionale, Gianfranco Miccichè, tra i fautori dell’arrivo del San Raffaele Giglio a Cefalù, che l’avvocato Massimo Punzi, giovane professionista, proveniente fra l’altro dal mondo della sinistra, potesse farsi portatore delle aspettative della comunità cefaludese per una buona sanità. L’avvocato Punzi accettò quell’incarico a titolo gratuito”.
Incarico a cui venne richiamato nel 2008 (post mandato Vicari), su indicazione dell’Asp di Palermo. “Da quando invece il Mpa, alleato di Lapunzina per le comunali, è al governo dell’ospedale – sottolinea la senatrice Vicari – molti medici sono andati via e si respira un’aria di incertezza e dismissioni. Spieghi questo ai suoi elettori il signor Lapunzina che preso, invece, dalla foga della campagna elettorale e dagli incubi ritorna a schizzare con monotonia il suo solito veleno mistificatorio, ancora una volta con volontaria omissione della realtà dei fatti. Lapunzina – afferma la senatrice – sta facendo una campagna elettorale contro un non candidato dimostrando la pochezza di contenuti e di programmi da presentare ai cittadini”.
“Per quanto attiene la mia indennità di sindaco – precisa la senatrice – Lapunzina non riferisce, infatti, che é in corso dinanzi il Tribunale di Palermo un contenzioso col Comune di Cefalú diretto ad accertare se e quanto sarei tenuta a restituire al Comune e se e quanto il Comune debba invece ancora pagare alla sottoscritta”.
A favore della Vicari si era espresso il Tar mentre diversa sentenza era stata emessa dal Cga che aveva ritenuto allora sussistente in Sicilia il divieto di cumolo delle indennità. Invece, il legislatore regionale tale divieto lo ha istituto soltanto nel 2008 (L.R. 16/12/2008 n. 22 art. 6) e cioè quando la Vicari non era più sindaco ne deputato regionale. E ciò rilevando che la senatrice Vicari in 10 anni ha percepito dal comune di Cefalù, al netto delle imposte, soltanto la metà circa della somma che gli viene richiesta, atteso che l’altra metà è stata direttamente versata dal Municipio a titolo di imposte.
“Sono, infine, fiduciosa e consapevole del mio operato – conclude la parlamentare – ed aspetto come tutti i cittadini che la giustizia faccia il suo corso”.