PALERMO – Alessia Cintura aveva 13 anni quando un giorno di aprile del 2017 annegò nel mare di Campofelice di Roccella. Lontano dalla sua abitazione e dai suoi genitori. Era stata affidata a un’altra famiglia.
I suoi genitori naturali chiedono se davvero fosse necessario quell’allontanamento. Se magistrati e assistenti sociali abbiamo seguito le corrette procedure. Se una più attenta valutazione del suo caso avrebbe potuto riportare a casa Alessia ed evitare la tragedia.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Caltanissetta Gigi Omar Modica lo scorso 4 maggio ha accolto l’opposizione dei genitori alla richiesta di archiviazione. Bisogna continuare a indagare per rispondere a tutti i quesiti sollevati da papà Nicolò e Mamma Cinzia, che si sono affidati all’avvocato Rosa Garofalo.
L’indagine è stata trasferita a Caltanissetta che diventa competente quando, come in questo caso, c’è il coinvolgimento di magistrati in servizio a Palermo.
A Palermo, nel rione Capo, Alessia viveva. Nel 2014 i suoi compagni di scuola raccontano di avere ricevuto una confidenza dalla ragazzina. Raccontava di avere avuto un rapporto sessuale con il fratello. L’intervento degli assistenti sociali e del Tribunale per i minorenni è inevitabile. Alessia viene prima trasferita in una comunità e poi affidata temporaneamente a una donna.
Il racconto degli abusi
Pian piano il racconto degli abusi sessuali, inizialmente ritenuto attendibile, si rivela frutto della fantasia. Uno scherzo della ragazzina, tanto che l’inchiesta sul fratello sarà archiviata. Alessia, però, non torna a casa. Il Tribunale respinge la richiesta dei genitori, vieta anche solo che le facciano visita.
Tra i dubbi su cui bisogna fare chiarezza c’è anche la mancata acquisizione della relazione di una neuropsichiatra infantile. Alessia in una lettera aveva manifestato la voglia di tornare a casa.
Il 30 aprile 2017 Alessia annega mentre si fa festa nella villa della donna a cui era stata affidata. La donna assieme al marito è finita sotto processo. Non avrebbero vigilato sulla ragazzina.
“La disciplina in materia di affido non è stata rispettata, anzi più volte violata – si legge nell’esposto dell’avvocato Garofalo -. Oltre alla temporaneità l’affidamento familiare poggia su un altro fondamentale pilastro ovvero il mantenimento dei rapporti con i genitori in previsione del rientro alla famiglia naturale”. La famiglia non andava allontanata, ma aiutata “per superare le proprie difficoltà”.
Ecco perché il Gip Modica scrive che “la procedura di affidamento che ha riguardato Alessia Cintura mostra diversi profili problematici”. Il caso non è chiuso, bisogna indagare su giudici, assistenti sociali e medici.