Taormina: 'Pizzo sulle buste paga', chi sono gli imprenditori arrestati

“Pizzo sulle buste paga”, chi sono gli imprenditori arrestati

Sono quattro membri di una stessa famiglia. Trovata la contabilità del "ricatto"

PALERMO – Avrebbero imposto il pizzo sulle buste paga dei loro dipendenti. L’inchiesta è partita dalla denuncia di un magazziniere della “Top Market”, azienda con sede a Taormina che gestisce un grande supermercato all’interno del centro commerciale “Sceva” a Santa Teresa Riva, in provincia di Messina.

Gli arrestati

Agli arresti domiciliari, su ordine del gip Tiziana Leanza, sono finiti Domenico Saglimbeni, 70 anni, il fratello Carmelo, 74 anni, e le figlie di quest’ultimo: Provvidenza e Carmen di 49 e 43 anni. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e all’autoriciclaggio.

La denuncia del dipendente

Il dipendente ha raccontato che dal 2017 sarebbe stato costretto a restituire prima 900 e poi 1.000 al mese del suo stipendio in contanti ai datori di lavoro.

Il giorno della paga li prelevava al bancomat e li consegnava. Viveva sotto ricatto, ma temeva di perdere l’unica fonte di sostentamento. Stessa estorsione avrebbero subito i suoi colleghi.

Il primo passaggio investigativo da parte dei finanzieri, coordinati dalla Procura di Messina diretta da Maurizio De Lucia, è stato quello di convocare gli altri dipendenti. Ed è arrivata la conferma delle accuse: lavoravano più di quanto previsto dal contratto e una parte del denaro doveva essere restituita ai Saglimbeni.

Un anno fa i finanzieri hanno fatto visita alla sede della “Top market”. Trovarono una documentazione extra contabile. Fogli e agende su cui provvidenza Saglimbeni aveva annotato le somme restituite da ogni singolo lavoratore.

Le intercettazioni

Sarebbero la prova del ricatto. Provvidenza Saglimbeni rassegnava al padre tutta la sua preoccupazione: “Vedi che loro si sono presi le buste… quella là che avevamo… lì dentro c’erano scritti conteggi”. E mentre lo diceva sospirava.

Il resto il resto lo hanno fatto le intercettazioni: “Noi abbiamo dipendenti con la memoria corta coso mi deve dare 200 euro, questo è il secondo mese”. Ed ancora: “… lui prende di più e poi ritorna e lo zio Mimmo ti comprerà il terreno”.

Una parte dei soldi, circa 60 mila euro, sarebbero stati riciclati con l’acquisto di un terreno.


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