Palermo, "pronto, sta facendo la doccia": il boss col telefono in cella

“Pronto… sta facendo la doccia”: il boss col telefono in cella

Parlava di affari con l'uomo assassinato alla Zisa

PALERMO – Rossano. Squilla un telefono. “Un momento, sta facendo la doccia”, risponde una voce maschile. Non è in una casa che avviene la scena, ma all’interno della cella del carcere calabrese dove è detenuto Ivano Parrino.

Il boss di Porta Nuova aveva a disposizione un telefonino per comunicare con l’esterno. Lo chiamava la moglie e lo chiamava il cognato, quel Giuseppe Incontrera assassinato a colpi di pistola a fine giugno per le strade della Zisa.

Giuseppe Incontrera era diventato l’uomo forte degli stupefacenti. Il “fumo” arrivava soprattutto dalla Campania. E qui entrerebbe in gioco la figura di Parrino che sta scontando una condanna a 16 anni. Lo arrestarono nel blitz del 2011 che svelò l’ascesa al potere di Calogero Lo Presti, l’anziano capomafia tornato in carcere a inizio estate.

Giuseppe Incontrera avrebbe ricevuto delle precise indicazioni da Parrino. Al figlio Salvatore, pure lui finito in carcere, diceva: “Glielo paghiamo subito e se ne devono andare dobbiamo fare bella figura perché Ivano Parrino mala figura non ne vuole fare. Nessuno lo deve sapere, nessuno”.

Lo” zio Ivano” aveva mandato “l’ambasciata, appena finisce il Coronavirus tu e il tignuso andate là prendete l’appuntamento e lo scendete qua”. Stava parlando di un carico di hashish.

Grazie al telefono in cella Parrino veniva aggiornato sui processi che vedevano imputati gli altri mafiosi di Porta Nuova, sul mantenimento delle famiglie dei detenuti, sugli affari di Giuseppe Di Giovanni, ritenuto per un periodo alla guida del mandamento, e di Giuseppe Auteri, ormai latitante da mesi.

Torniamo a due anni fa, quando il telefono squillò mentre Parrino era sotto la doccia. Finì di asciugarsi e rispose. La moglie, accorata, lo informò di uno strano episodio. Era giunta una telefonata anonima alla polizia: “Correte alla Zisa, hanno ammazzato il figlio di un boss”.

La notizia era falsa. Salvatore Incontrera, figlio di Giuseppe, lui sì assassinato, era vivo. Qualcuno aveva deciso di impaurire il gruppo Di Giovanni-Incontrera.

“Ora io levo mano, non è corretto che mi porto anche agli altri”, diceva Incontrera, facendo intendere che la telefonata anonima riguardava gli affari illeciti gestiti assieme al figlio. “Mio compare pensa che è stato uno della famiglia, uno della nostra parte, gli hanno dato pure il numero civico di dove sta il picciriddu. Adesso lui sta pensando di dare le dimissioni. C’è un macello”, aggiungeva. Di Giovanni che voleva farsi da parte.

Due anni dopo quella telefonata anonima qualcuno ha sparato davvero. Bersaglio non è stato Salvatore Incontrera, ma il padre Giuseppe. L’assassino, Salvatore Fernandez, è stato arrestato e ha confessato. Ha detto di avere agito da solo. Si è vendicato per i continui litigi. Una versione che non ha convinto fino in fondo.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI