PALERMO – Via Mariano Campo attraversa un complesso di edifici che originariamente facevano parte di un unico condominio con tre ingressi, due su via Sperone e uno che si affaccia su via Pecori Giraldi. È qui che c’era la fila per comprare il crack nel take away della droga.
In fila per la droga
Una fila di “fantasmi” sapeva a chi rivolgersi per la dose quotidiana. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato mette di fronte, ancora una volta, al dramma sociale della tossicodipendenza giovanile.
I poliziotti hanno piazzato una prima telecamera nel 2020. I pusher l’hanno scoperta dopo una manciata di giorni. Gli investigatori del commissariato Brancaccio, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, idearono uno stratagemma risultato vincente: l’occhio elettronico è stato posizionato dentro una macchina parcheggiata nella zona dei garage scelta come centrale dello spaccio e hanno registrato centinaia di cessioni di crack.
Si accorsero della telecamera
I primi ad essere stati immortalati sono stati Emanuele Chiovaro e Antonio Malleo davanti al box 35 che gli indagati chiamavano “la bettola”. Un giorno furono Santo Cordova e Domenico Zora a trovare la telecamera.
Le indagini avrebbero fatto emergere l’egemonia di due gruppi familiari nella gestione della piazza di spaccio, i Cordova e i Chiovaro. Fratelli, zii, cugini, nipoti generi: le parentele si intrecciano. C’era una gran lavoro. I clienti arrivavano e i pusher andavano a prendere “pane” e “birra”, nomi in codice scelti per le dosi.
Ci fu un momento di alta tensione quando le vedette si accorsero della presenza delle forze dell’ordine. Emanuele Chiovaro avrebbe messo in giro la voce che il cugino Fabio Chiovaro avesse fatto la spia e scattò la ritorsione. Fu picchiato. Si presentò al pronto soccorso con fratture e traumi. Raccontò che alcuni sconosciuti lo avevano aggredito.
“Ha la gamba insanguinata”
Ed invece allo Sperone sapevano di chi era la colpa. Così emergerebbe dalle intercettazioni che hanno registrato frasi del tipo: “… tutti e tre a lasciarlo morto…”; “… mio fratello è stato sminchiato”; “… uno dei tre deve essere malmenato”; “... tuo fratello c’è salito con la moto di sopra… ha tutta la gamba insanguinata e gli ha detto pure ti sparo in bocca”.
I “cugini” da identificare
L’ennesimo episodio di volenza e degrado. Per raggiungere un accordo e siglare la pace in nome degli affari si mobilitarono coloro che vengono inquadrati come i vertici dell’organizzazione criminale che gestiva la piazza di spaccio: i fratelli Fabio e Santo Cordova, Girolamo Fazio e Samuele Imparato, si sarebbero rivolti a due personaggi ancora da identificare e chiamati “i cugini”.
E la macchina dello spaccio riprese a lavorare a pieno regime, frenata dal blitz di oggi con 18 arresti. La centrale dello spaccio era nella zona dello Sperone che tutti chiamano “ai cancelli”.
Sono decine i clienti identificati che hanno confermato di avere comprato droga dagli indagati. Il gip Pilato nella valutazione delle esigenze cautelari descrive un fenomeno che crea forte allarme sociale.