PALERMO – Non solo borse, ma anche gioielli. Una donna dello Sri Lanka, V.L. sono le sue iniziali, ha rubato i preziosi a casa di due professioniste. Così emerge dall’inchiesta, il cui primo capitolo è stato raccontato nei giorni scorsi.
Una trentina di pezzi pregiati sono scomparsi dalle abitazioni. Una delle due professioniste dopo avere recuperato le borse nei negozi che vendono articoli vintage di lusso, si è attivata anche per bracciali, anelli, collane e orecchini.
Su indicazione della stessa collaboratrice domestica autrice dei colpi ha trovato la merce al banco dei pegni. La procedura è semplice: si impegna un bene prezioso e si ottieni il credito accendendo una polizza. Per riavere il bene prezioso bisognerà poi riscattarlo pagando una percentuale di interessi.
Il punto è che in questo caso, denunciato in questura, la merce era stata rubata. Il metodo è veloce e sono tanti i cittadini che vi fanno ricorso, specie in periodi di crisi economica. I passaggi burocratici sono pochissimi. Basta una carta d’identità, il codice fiscale e l’oggetto da impegnare.
Capita, però, che a portare gli oggetti non sia la legittima proprietaria e che siano provento di furto. Stavolta facevano parte della refurtiva riconoscibile grazie alle incisioni di nomi e date che meritavano di essere ricordate.
Il pubblico ministero Daniele Sansone ha delegato gli accertamenti alla polizia che sta già indagando sul caso delle borse di lusso. Chanel, Gucci, Hermes, Prada, Miu Miu: sono una dozzina i pezzi trafugati e rivenduti.
Non tutti i negozi i usato detengono il registro obbligatorio dove si annota il nome di chi vende e di chi compra. Chi non è in regola adesso rischia parecchio. Non solo sanzioni amministrative. I pm, infatti, stanno valutando se contestare l’ipotesi di ricettazione.