PALERMO – L’accusa è chiara: “Barbagallo ha sacrificato il Pd siciliano per un posto a Roma”. La conseguenza, per Carmelo Miceli, deputato uscente del Pd ed esponente di Base Riformista, lo sarebbe altrettanto: “Le dimissioni del segretario regionale che dovrebbe accelerare il percorso di ricostruzione del partito in Sicilia”. Tra poche ore la Direzione regionale Dem passerà in rassegna i risultati delle Politiche e delle Regionali nell’Isola, e Miceli, rimasto fuori dai giochi su entrambi i fronti, apre il fuoco sulla gestione Barbagallo.
Lei non sarà in Direzione, ma cosa si aspetta dalla riunione del San Paolo Palace?
“Mi aspetto serietà. Mi aspetto che qualcuno capisca finalmente che il proprio destino viene dopo quello del Pd e che provi a fare una disamina seria di ciò che non è andato partendo però da noi e non dagli altri, come i Cinquestelle, che avrebbero potuto essere al nostro fianco”.
Che situazione vive il partito oggi in Sicilia?
“Bisogna avere la lucidità di capire che a fronte di una situazione nazionale grave, in Sicilia il quadro è gravissimo. A livello nazionale si era registrato il successo alle Amministrative, qui il Pd arriva da un filotto di sconfitte: Comunali, Regionali e Politiche”.
Al Nazareno i tempi per un ricambio si allungano a marzo, perché in Sicilia dovrebbe essere diverso?
“Barbagallo farebbe bene a slegare il percorso regionale da quello nazionale. Non si trinceri dietro alle dinamiche romane. Qui ci sono macerie e va avviato subito un percorso di ricostruzione. Non si provi a ‘normalizzare’ e a quietare il tutto, sarebbe l’ennesimo errore”.
Barbagallo le risponderebbe che le sue scelte sono state avallate all’unanimità dai vertici regionali.
“Non ci sono state votazioni sulla composizione delle liste né sulle alleanze. Lo ripeto: Barbagallo avvii la fase di ricostruzione. Si sta andando in Direzione ad analizzare il voto perché questo partito non ha neanche la possibilità di convocare l’assemblea regionale, un organismo che non si è mai insediato per l’assenza del presidente. La responsabilità è del segretario, che è in sella da anni e che avrebbe dovuto garantire il completamento di un percorso con la nomina di quella figura. La discussione, invece, sarà tutta interna al ceto dirigente ma è l’assemblea che garantisce maggiore partecipazione ai territori”.
Ok lo scontro sulle liste nazionali, ma anche alle Regionali forse si sarebbe potuto fare di più.
“Mai come in questa occasione il centrodestra è stato diviso e con un avversario abbordabile. Nessuno di loro voleva Schifani. Nel nostro campo, però, è mancata la capacità di trattare la Sicilia come una regione autonoma dalle dinamiche romane. C’era la possibilità di dialogare con i moderati e i riformisti, invece Barbagallo ha voluto seguire i diktat romani per non mettere a rischio la propria elezione”.
Ma il ‘campo largo’ era anche nei piani di Barbagallo, che mesi fa avviò il dialogo con Cancelleri.
“Anche in questo caso nessun cenno in Direzione. Il segretario iniziò una passeggiata per la Sicilia mano nella mano con Cancelleri partendo proprio da Caltanissetta, dove i nostri erano all’opposizione del Movimento 5 stelle. Una traversata per una pseudo-alleanza che non è arrivata. Abbiamo perso una occasione gigantesca”.
Barbagallo unico colpevole?
“Non dimentico neanche le parole di chi, come Provenzano, ha fatto il ministro per il Sud e ora dice che il problema del Pd è il ‘governismo’. Ma quando sei al governo devi fare qualcosa per la tua gente, per la Sicilia. Il M5s ha portato avanti il Reddito di cittadinanza, e noi? Ho visto il suo intervento in Direzione nazionale: surreale. Si è lamentato della composizione delle liste, lui che era candidato in due collegi. Lui che nel 2018, quando Renzi lo piazzò al secondo posto, mise in atto una campagna di denigrazione nei suoi confronti. Provenzano dice ‘no’ alle primarie e non mi sorprende dal momento che non si è mai candidato neanche al suo condominio e che il suo percorso è figlio dei salotti”.
Lo sa che sembra di ascoltare Cracolici? Qualcuno potrebbe pensare che siete sullo stesso fronte solo per via di un nemico comune.
“Cracolici è uno dei quadri migliori del Pd siciliano. Abbiamo avuto delle divergenze politiche e di visione, con differenze che esistono ancora, ma nessuno può negare le sue qualità. Nel caso delle Politiche, poi, la penso come lui: “Privare la Sicilia occidentale di una rappresentanza in Senato è stato di una gravità inaudita”.
E qui si torna alle liste…con lei fuori dalla zona di possibile elezione.
“Barbagallo ha scelto di subire quelle scelte sbagliate. Non ricordo una sua parola la sera della composizione delle liste, né ieri in Direzione nazionale. Non ha mai evidenziato il fatto che la Sicilia e il suo gruppo dirigente sono stati umiliati. E tutto questo per non compromettere il suo posto in lista. ha sacrificato il partito. La risposta dalla Sicilia, però, è stata evidente: più voti alle Regionali rispetto alle Politiche”.
E se Barbagallo lasciasse subito non ci sarebbe il rischio di nuove guerre tra bande in Sicilia?
“Non vedo voglie di vendetta. C’è la consapevolezza di dovere trovare un modo per tirare il Pd fuori dal guado. i giudizi sono obiettivi e c’è da parte di tutti la voglia di ricostruire”.