PALERMO – Una Smart percorre via Messina Marine. Sono le 5 di una mattina di tre anni fa. A bordo ci sono un uomo e una donna. Si appartano e consumano un rapporto sessuale. È un rapporto malato, figlio della disperazione. Lei è una tossicodipendente, lui il suo pusher. La donna offre il suo corpo in cambio di una dose di crack.
Il blitz dei carabinieri allo Sperone è un viaggio nel degrado e nell’orrore. I due tornano in piazzale Ignazio Calona, bunker dello spaccio dove le dosi si pagano anche con rapporti sessuali.
Così sarebbe solito fare Salvatore Arcuni, soprannominato “u vite Parker”, uno degli arrestati di ieri. Lei ha urgenza di fumare: “Lo faccio qua, dove ci mettiamo… dai per favore… me lo faccio davanti qua, te lo giuro, dai andiamo per favore… devo fumare… ho preso la bottiglia”.
Arcuni: “Stiamo un poco insieme, poi ti regalo 2 pezzi e te ne vai… ti vado a lasciare pure io…”. Lei insiste, teme che dopo il rapporto sessuale non avrà la sua dose: “… ora mi devi dare la tua parola perché ti ammazzo… mi hai fato dannare… non ho mai dannato così tanto te lo giuro…”.
“Ma perché ché sangue mio… te lo do… ti do un pezzo…”, la rassicura Arcuni. Ed invece, secondo i pm, alcune volte non avrebbe rispettato la parola data.