PALERMO – Dopo l’articolo del direttore di ‘Livesicilia’ Antonio Condorelli, nel quale si analizza l’operato della commissione Antimafia dell’Ars a seguito dell’arresto di Matteo Messina Denaro, arriva la replica del vice presidente dell’organismo, Ismaele La Vardera. “In Sicilia la nuova commissione Antimafia rischia la sindrome di ‘Instagram’, folgorata dall’apparire, più che dall’essere”, è la critica. Un presunto testimone di festini, nei quali sarebbe stato presente il latitante, è finito al centro di un servizio della trasmissione tv. La Vardera replica con una lunga lettera che pubblichiamo integralmente.
Gentile direttore, ci sono una serie di errori degni di nota o quantomeno di rettifica.
Non comprendo la ratio dell’articolo. Onestamente, lo trovo non solo ingeneroso di più. Ho letto addirittura tra le righe un volere sollecitare la politica siciliana a prendere le distanze da un non precisato atteggiamento irresponsabile.
Andiamo ai fatti:
Lei dice che abbiamo diffuso dialoghi integrali.
- Non abbiamo diffuso dialoghi integrali, anzi abbiamo omesso ogni dettaglio. Soprattutto ci siamo posti il problema di ricostruire, che per chi non mastica di tv vuol dire raccontare la storia e il contenuto del mio dialogo senza appunto diffondere l’originale a tutela e a rispetto proprio della fonte stessa.
Lei dice che io dovrei mantenere il riserbo di cose che riguardano il lavoro della commissione antimafia e dice bene. Omette di dire però che i fatti non sono stati appressi nell’esercizio delle mie funzioni da vicepresidente, o in seno alla Commissione stessa, o da documenti afferenti al lavoro della commissione. Né tantomeno il testimone mi ha chiesto di essere audito dalla Commissione.
Se un cittadino mi chiama… io sono in primis deputato, poi anche vicepresidente della commissione, ma resto giornalista. Ho improntato il mio impegno politico con la promessa che non avrei mai abbandonato la voglia di raccontare fatti e portare all’esterno del palazzo tutto ciò che ritenevo esser degno del sacrosanto diritto di cronaca. L’ho fatto da candidato sindaco di Palermo 5 anni fa, realizzando un film in cui raccontavo senza veli le malefatte della politica, lo farò ancora di più oggi da deputato.
Perché la scelta di parlare con la stampa?
Lei intanto omette di ricordare, che diversi giorni fa prima di parlare con la stampa ho fornito tutte le informazioni in mio possesso agli organi inquirenti, convincendo lo stesso testimone a volerlo fare.
Ritengo che ci siano dei fatti che vanno assolutamente condivisi con l’opinione pubblica. Lo spirito critico di una società civile si alimenta anche in questo modo. Ho letto in questi giorni a proposito del boss, di viagra, parrucche e scarpe. Credo che sia arrivato il momento di sottolineare e parlare di quello che la gente vuole conoscere: ovvero chi ha protetto il boss?
Sono fiducioso che sarà la Procura ad asseverare la veridicità delle informazioni apprese, perché a lei spetta questo importante compito e con assoluta deferenza e fiducia assoluta sono certo che farà.
Ovviamente ho restituito ai media una storia parziale con tutti gli omissis del caso proprio per evitare qualsiasi compromissione di eventuali indagini. Lei invita la politica regionale ad evitare questa impostazione di fare politica, impostazione che io definisco di vetro e trasparente nell’esercizio delle mie funzioni. Le consiglio piuttosto di auspicare che la politica siciliana si determini in questa maniera.
Le porgo cordiali saluti, con rispetto per il suo lavoro e del giornale che dirige e che ritengo essere un faro importante di una informazione libera per la nostra Regione.
Ismaele La Vardera