PALERMO – Una montagna di pizzini. Sono oltre 1000 i biglietti scritti a mano da Matteo Messina Denaro e trovati nei tre immobili perquisiti dai carabinieri del Ros.
Indicazioni di affari, suggerimenti, raccomandazioni ai parenti, pensieri esistenziali, lettere d’amore a diverse donne: c’è di tutto nel rifugio di via CB 31, dove Matteo Messina Denaro ha certamente trascorso l’ultima parte della latitanza, nella casa rurale di contrada Strasatti-Paratore, sempre a Campobello, stazione di posta per la sorella Rosalia, e la casa di famiglia dove la donna, arrestata ieri, trascorreva la notte in via Alberto Mario a Castelvetrano.
Una miniera di informazioni su cui lavorano gli investigatori, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, dal 16 gennaio scorso, giorno dell’arresto del latitante e del ritrovamento dei pizzini.
Il padrino trapanese, che evidentemente trascorreva intere giornate a scrivere, raccomandava alla sorella di sbarazzarsi subito dei pizzini, distruggendoli, ed invece Rosalia li ha conservati. Alcuni per anni. Ci sono appunti che risalgono al 2010, ed altri molto più recenti.
Dalle indicazioni su come scovare telecamere e microspie, (secondo gli investigatori, le informazioni potrebbero provenire da rappresentanti delle forze dell’ordine), agli auguri alla figlia Lorenza con cui non ha un buon rapporto.
Rosalia Messina Denaro ha anche conservato un biglietto che il fratello ha indirizzato alla figlia Lorenza in occasione del diciassettesimo compleanno.
“Ogni mondo ha i suoi demoni diversi da quelli degli altri — scriveva il boss —. Stai lontana da mondi che non conosci. Io sono entrato in altri mondi al prezzo della sofferenza, ma tu non osare mai, ti prego. È il solo augurio che oggi posso farti, figlia mia”.
Molto più di recente il tono rivolto alla figlia era parecchio diverso: “Cresciuta male, degenerata nell’intimo”, scriveva.
“A oggi i van Gogh sono due, l’altro fu il 29 novembre 2021”, appuntava il padrino. Erano due libricini pieni di riflessioni nel sottotetto, uno con in copertina un quadro di van Gogh e un altro con un disegno di Leonardo Da Vinci. Rosalia un giorno avrebbe dovuto consegnarli alla nipote Lorenza.
E poi ci sono le mille altre indicazioni sugli affari e gli interessi economici. Come il biglietto in cui chiedeva alla sorella Rosalia di rivolgersi a “parmigiano” per avere 40.000 euro.
Dalla comparazione delle date è probabile che i soldi servissero per rimpinguare la cassa dopo che il capomafia aveva comprato la casa di via Cb 31, ufficialmente intestata al geometra Andrea Bonafede che gli ha prestato l’identità.
“Parmigiano” è uno dei tanti nomi in codice utilizzati dal capomafia per proteggere le pedine della sua rete di fedelissimi.
Il lavoro è tracciato, si parla già “di sviluppi investigativi ancora pienamente in corso”, ma che “possono da subito ritenersi eccezionali”.