PALERMO – Ammonta a 4,5 milioni di euro un debito tributario che era stato contestato ai due titolari di una industria ittico conserviera di Sciacca (Agrigento) ma che è stato annullato dalla Corte di giustizia tributaria della Sicilia, che ha confermato la sentenza precedente della Commissione tributaria di Agrigento. Respinto, dunque, il ricorso dell’Agenzia delle entrate. La sanzione all’azienda era stata inflitta dopo una verifica fiscale.
Erano state contestate, in particolare, presunte incongruenze contabili riferite all’anno fiscale 2015. I proprietari della società erano stati anche sottoposti a procedimento penale al tribunale di Sciacca, in cui si ipotizzavano reati fiscali, ottenendo anche in quel caso il proscioglimento su richiesta della stessa procura della Repubblica.
Con la sentenza della Corte tributaria è stato sancito che le contestazioni dell’Agenzia delle entrate per i 4 milioni e mezzo di euro contestati, non erano ammannite di alcuna prova concreta, e questo soprattutto alla luce delle novità normative che si sono succedute nella riforma del processo tributario. Di conseguenza, le operazioni contabili poste in essere dalla società erano state nel tempo regolari, così come legittime erano state anche le fatture oggetto di contestazione. I difensori dell’industria ittico conserviera saccense, l’avvocato Ignazio Bivona e il dottore commercialista Antonino Calascibetta, hanno depositato diverse consulenze tecniche e una relazione notarile che ha ricostruito le posizioni bancarie dei loro assistiti.
I difensori dell’industria sottoposta a verifica fiscale a questo punto auspicano che il contenzioso possa avere finalmente termine, “per consentire alla società – evidenziano Bivona e Calascibetta – di poter lavorare con maggiore serenità e determinazione, vista anche l’importante crisi occupazionale in cui versa la provincia di Agrigento”.