PALERMO – Matteo Messina Denaro avrebbe voluto togliere di mezzo, nel più cruento dei modi, la nonna della figlia. La considerava la causa dei dissidi familiari. Confidò il suo “intento omicidiario” a Laura Bonafede. “Parte attiva e garante stabile e fidata” della struttura al servizio dell’ex latitante. Così il Tribunale del Riesame descrive il ruolo della maestra, che con l’ex latitante ha intrattenuto una relazione sentimentale. Avrebbero anche vissuto insieme.
I giudici hanno depositato le motivazioni della decisione di tenere l’indagata in carcere, dove è rinchiusa dal 13 aprile scorso. Leggendo gli atti emergono spunti investigativi nuovi, alcuni inquietanti. Innanzitutto c’è la conferma che la rete di trasmissione della posta del capomafia, arrestato a Palermo lo scorso gennaio, era composta da molte più pedine di quelle finora scoperte. Messina Denaro aveva in mente, un mese prima che i carabinieri del Ros ponessero fine alla sua fuga, di cambiare il sistema di consegna dei pizzini.
“I nemici sono troppo assetati di risvolti e possono tentare di tutto… evitare di viaggiare con scritti”, scriveva la donna in una lettera mai consegnata al padrino e datata 15 dicembre 2022. Era una risposta ad una missiva. Ed ecco un passaggio inquietante: “Al punto 35 Mi dici che porterai quella a salutare Uomo”. “Uomo” era la parola in codice per parlare del padre della donna, il vecchio boss di Campobello di Mazara, Leonardo. Una frase che, secondo gli investigatori, lascerebbe trasparire un “intento omicidiario”.
Chi era la persona che rischiava di “raggiungere” Leonardo Bonafede? Si tratterebbe di Filippina Polizzi, madre di Franca Alagna, la donna che ha reso Messina Denaro padre di Lorenza. La donna era “ritenuta la vera artefice delle frizioni familiari”. Uno sfogo rabbioso o davvero voleva far fare una brutta alla “suocera”?
Nella corrispondenza ci sono dei riferimenti a nuovi personaggi non ancora identificati: “Islam”, “ex Islam” e “Mezzana” e altri collocano temporalmente l’inizio della relazione fra il latitante e la maestra che scriveva: “Non avevo messo in conto che finisse di vederci soprattutto dopo il 2007… fino al 2007 non è che mi rendevi molto partecipe”. Il lavoro della Direzione distrettuale antimafia prosegue sottotraccia.