Palermo. Mattina del grande giorno. Primarie del centrosinistra.
L’elettore di Bersani ha puntato la sveglia alle sette, ma si sveglia alle 8.40. Deve ripulire il soggiorno, dove ha visto il derby con gli amici, togliere le bottiglie di birra vuote, i cartoni di sfincione di Graziano, e i mozziconi di sigaro. Appena sveglio, si rifà il letto. Come da accordi paritari con la moglie.
L’elettore di Vendola si sveglia alle 11.15. È andato a dormire alle 4.45 per vedere una rassegna cinematografica di cinema afghano in onda su rai 3. Non si rifà il letto. Non dorme su un letto, ma su un’amaca donatagli da un pescatore norvegese autostoppista in viaggio verso Marettimo a cui ha dato un passaggio.
L’elettore bersaniano monta la caffettiera da due tazze e le beve entrambe, poi fa colazione con sette biscotti oro saiwa spalmati di marmellata di albicocche del supermercato, confezione risparmio. Il vendoliano non beve caffè (coltura coloniastista!), ma un infuso di alghe raccolte a mano dai dissidenti di un carcere della Cina del nord. E vi inzuppa biscotti di farina di farro comprati al “Mercato del Contadino”. Il biscotto di farina di farro a contatto con la sua saliva perde la consistenza di biscotto e acquista quella di sabbia bagnata di Mondello. Il vendoliano dice: «ottimo!».
Il bersaniano in bagno accende la radio e cerca una stazione che trasmetta l’ultimo di De Gregori. Il vendoliano apre le persiane (vive necessariamente in una casa con persiane) e ascolta il rumore della vita del vicolo (vive necessariamente in un vicolo).
Fuori dalla porta di casa. L’elettore di Bersani prende la bicicleta dal sottoscala e si dirige verso l’edicola del giornalaio dove compra: il Corriere della sera, La Repubblica, La Stampa. Legge l’intervista ad Alfano e gli fa i baffi e i denti neri, uno si e uno no, con la bic. L’elettore di Vendola si recherà al seggio in gruppo, con un pulman di senegalesi di ritorno da un mercatino di commercio equo e solidale, dove hanno venduto tessuti tipici del Senegal. In cambio del passaggio, canterà e suonerà l’armonica.
Il bersaniano arriva al seggio, dove trova una coda interminabile e fa passare prima di lui una comitiva di suore. Il vendoliano arriva al seggio e le suore gli cedono il loro posto.
In coda, il bersaniano, riceve un sms della moglie che gli rimprovera di non aver lavato la tazzina sporca di caffè. Il bersaniano cerca di inviare la risposta, ma ancora quasta roba degli sms non ha ben capito come funzioni e per sbaglio manda le scuse al direttore della sua banca. Il vendoliano per protesta verso gli organizzatori che non fanno votare i senegalesi, indossa l’abito tipico senegalese e dichiara: «siamo tutti senegalesi!», sfoggiando un’inedita lingua di pezza: le suore lo applaudono. Il bersaniano, malvolentieri, sussurra a mezza voce: «siamo tutti senegalesi!».
Dentro il seggio, il bersaniano si pente di non aver lavato la tazzina, lasciando alla moglie l’ingrato compito: le donne, pensa, sanno come ottenere ciò vogliono. Prende la scheda e scrive: Puppato.
Dentro il seggio, il vendoliano fa un esame di coscienza delle ultime ventiquattr’ore. Non gli sembra di essere stato abbastanza originale e controcorrente: la vera rivoluzione, pensa, è la tradizione. Prende la scheda. E vota Tabacci.
Le suore prestano ai Senegalesi la loro copia del libro di Renzi, “Dolce stil nuovo”; I Senegalesi svelano loro di essere ballerini di Colorado Cafè, mandati da Ghedini.