PALERMO – E adesso, finita con l’ubriacatura del post voto, con le estenuanti trattative per la formazione della giunta, con i gialli sugli assessori messi alla porta e poi fatti rientrare con tante scuse, adesso, in questo lunedì 3 dicembre, per la giunta di Rosario Crocetta si è fatta ora di mettersi al lavoro per la Sicilia. Manca meno di un mese alla fine dell’anno e alla scadenza per approvare l’esercizio provvisorio e uno straccio di linee guida per il complicato bilancio che dovrà affrontare le emergenze finanziarie della Regione. Il tempo è poco, i problemi sono molti, ed enormi. Luca Bianchi, stimato economista meridionalista chiamato da Crocetta al Bilancio lo ha lasciato subito intendere: l’impresa è titanica. E passa necessariamente da un’intesa con Roma, quella che già il precedente governo ha cercato per mesi sulla deroga al patto di stabilità che strozza le casse regionali. È il primo dei problemi. Mille altri reclamano soluzioni. E la “rivoluzione” annunciata da Crocetta è chiamata adesso a tradursi da annuncio a fatto concreto. Con i tempi che ci vogliono, è chiaro, ché nemmeno il Che Guevara gelese devoto alla Madonna dispone di bacchetta magica. Ma i primi passi saranno utili a capire in quale direzione marcia questa giunta “degli intellettuali”.
Le primissime mosse di venerdì scorso sembrano proseguire sulla strada del rigore che Crocetta ha più volte evocato. I tagli alla parte variabile dei superstipendi dei superburocrati non porteranno enormi sollievi alle casse regionali, di ben poca cosa si tratta rispetto ai numeri monstre della spesa pubblica, ma hanno un indiscutibile valore simbolico. Così come quelli per i vertici delle partecipate. Ora bisognerà vedere se il governo andrà fino in fondo, affrontando anche la ben più ampia e significativa platea dei circa 1.800 dirigenti, come ci si è prefissi nella scorsa giunta. Il sindacato dei dirigenti ha già tuonato, la partita sarà complicata. Ne sapremo di più nei prossimi giorni, ora che, dopo le manfrine del fuori o dentro che hanno riguardato Patrizia Valenti, finalmente c’è un assessore al ramo che può lavorarci a tempo pieno.
Così come tanto lavoro sarà necessario sul fronte dei Beni culturali. L’annuncio del ritiro dell’annullamento dei bandi in autotutela da parte del presidente potrebbe spalancare le porte a una raffica di ricorsi. Sul tema, complesso e senz’altro meritevole della massima prudenza e attrnzione, sarà opportuno forse un approfondimento che vada oltre l’estemporaneità di certi annunci. Più che di promesse ci sarà bisogno di olio di gomito e di tanto lavoro. E se Zichichi resterà a Ginevra e Battiato sarà in tour ovunque meno che a Palermo, ci vorrà qualità per sopperire alla quantità. Ce la farà questo governo? Noi ce lo auguriamo. Anche se registriamo che nel frattempo, un assessorato strategico come l’Energia, 35 giorni dopo le elezioni sia ancora sguarnito, aspettando che il Csm-Godot dia il via libera a Nicolò Marino. Il tempo passa, intanto. E non gioca a nostro favore. Ecco perché da oggi ci piacerebbe salutare l’inizio di una stagione nuova. Quella in cui dopo i tatticismi, le beghe e il folklore, i riflettori siano tutti per la Sicilia. Per i suoi problemi. E per le soluzioni che questo governo saprà proporre. Di questi fatti concreti vorremmo parlare a partire da oggi. Di assessorati che si rimettono in moto. Di provvedimenti “rivoluzionari”. Messi nero su bianco, al netto degli annunci. Buon lavoro.