PALERMO– Tradito da un’impronta digitale e dalla scritta bianca sulla propria felpa, immortalata dalle telecamere. Uno dei rapinatori entrati i azione il 2 dicembre nei locali del laboratorio d’analisi “Locorotondo” di via Giosuè Carducci 3 a Palermo, Salvatore Machì, 34 anni, non ha avuto scampo: i frame del video della telesorveglianza l’hanno ripreso mentre minacciava, insieme a due complici, i dipendenti del laboratorio, uno dei quali è stato colpito con una testata e quasi strozzato perché afferrato con violenza al collo.
L’assalto, le minacce, le botte. Il tutto per i 285 euro trovati nelle casse, con i quali la banda di malviventi, che si è presentata con degli occhiali da sole e cappellini sulla testa, è poi fuggita, sperando di aver fatto perdere le proprie tracce. Le telecamere del noto laboratorio di analisi cliniche avevano invece registrato tutto, compresa la violenza. E le impronte digitali sono state rivelatrici, al punto da fare finire in manette, oggi, uno dei malviventi: a casa sua i poliziotti del commissariato Politeama, che hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Agostino Gristina su richiesta del Pm, Vania Contrafatto, hanno anche trovato la stessa felpa che il rapinatore aveva indossato il giorno in cui è stato messo a segno il colpo. Machì è stato rinchiuso nel carcere dell’Ucciardone, mentre prosegue la caccia agli altri due componenti della banda.