PALERMO – Il biglietto da visita di Antonio Lo Manto sarebbe stata la sua amicizia con Lorenzo Tinnirello, killer di corso dei Mille, condannato all’ergastolo per un centinaio di omicidi e per le stragi di mafia del ’92.
I camorristi del clan Nuvoletta si fidavano di lui per la grande frode carosello scoperta dalla Procura europea. Lo Manto, originario del rione Brancaccio, è uno dei 43 arrestati e viene considerato il promotore di una delle cellule della fabbrica di fatture false.
Toni Lo Manto, il “paciere”
Il suo sarebbe un ruolo di primo piano. Avrebbe fatto da ponte tra il livello internazionale e quello nazionale della filiera napoletana guidata dai camorristi con base a Napoli e Roma.
Cerniera e paciere in caso di conflitti “in virtù, scrivono i magistrati di Eppo, della caratura criminale riconosciutagli per i suoi contatti con l’organizzazione mafiosa ed in particolare con la cosiddetta ala stragista corleonese storicamente legata a quella dei nuvoletta di Marano di Napoli”.
Al fianco di Lo Manto avrebbe agito Simone Liparulo, amico dei fratelli Giovanni e Lorenzo Nuvoletta. Per un periodo il legame è stato rinsaldato dal matrimonio con una donna di casa Nuvoletta.
Lo Manto e Liparulo si sarebbero serviti di due società – la Mainstore con sede legale a Frattamaggiore, in provincia di Napoli, e La Telefonica srl con sede a Napoli – per alimentare il sistema delle false fatture. Commercializzano all’ingrosso computer e apparecchiature informatiche e sarebbero riconducibili ai fratelli Nuvoletta.
Amicizie mafiose
Lo Manto, il cui padre fu inghiottito dalla lupara bianca negli anni Ottanta, vanta altre amicizie mafiose. Quelle con Francesco Guttadauro, il nipote prediletto di Matteo Messina Denaro, e con Girolamo Bellomo, marito di Lorenza Guttadauro (nipote ed ex avvocato del padrino deceduto). Nel 2011 progettavano anche di avviare un’attività insieme a Bucarest, in Romania.
Lo stesso Lo Manto si vantava di avere introdotto Bellomo nei locali della vita notturna milanese, salvo poi criticarne il comportamento parlando con Guttadauro, costretto a richiamare il cognato.
I vecchi affari della droga
In una conversazione del 2021 il cinquantenne Lo Manto ammetteva di avere lavorato con la droga assieme a Salvatore Alfano, capo mandamento della Noce Salvatore Lo Manto (ed è proprio indagando sulla mafia della Noce che la polizia aveva messo a fuoco la figura di Lo Manto), Salvatore Albamonte e Tonino Lo Nigro, nomi noti nel settore degli stupefacenti. “… quanti soldi gli ho fatto guadagnare… tu non puoi capire quanto… che i pacchi di stupefacenti ce li facevano tutti loro”, diceva.
Sembrava avere davanti una strada segnata. Egli stesso ne era consapevole: “Mi sono accontentato certe volte di duecento euro al mese… io ho smesso di fare determinate cose… significa che se io avessi continuato con determinate cose… che ho avuto la possibilità di farlo… forse tra i pochissimi a Palermo…se io continuavo… oggi non sarei qua seduto a parlare con te… avrei forse quindici anni… vent’anni…l’ergastolo… non si sa… quindi questo io me lo sono preso come il mio lavoro”.
“Io faccio soldi…”
Meglio dedicarsi a nuovi affari, facendo valere il proprio passato: “… perché io faccio soldi non facendo un c… Io faccio pubbliche… pubbliche relazioni ad alti livelli… ti faccio una confidenza…io sono riuscito… a due persone che si dovevano semplicemente sparare… ci ho guadagnato che gli ho fatto fare pace a tutti…”.
Quando il giovane Leandro Greco, nipote di Michele, il “papa” di Cosa Nostra, iniziò a farsi largo nel mondo di Cosa Nostra, gli avrebbe chiesto di fargli conoscere i Nuvoletta. Così Lo Manto ricostruiva l’episodio del giovane Greco che qualche anno dopo avrebbe partecipato alla prima riunione della cupola dopo la morte di Totò Riina: “Il figlio di suo fìglio…che quando è venuto a sapere sto ragazzo…che aveva diciott’anni… quando è venuto a sapere l’amicizia che avevo con quelli… ha fatto di tutto affinché io glieli presentassi”.
Godeva di stima e rispetto Toni Lo Manto indicato fra i personaggi più importanti dell’inchiesta assieme a Rodolphe Ballaera, nato in Belgio, ma con origini siciliane, il milanese Paolo Falavigna, Giovanni Nuvoletta, Cosimo Marullo e Marco Mezzatesta.