PALERMO – Niente musica di notte per il boss Sandro Lo Piccolo. Ad un certo orario dovrà spegnere il lettore Cd. Lo ha deciso la Cassazione annullando senza rinvio l’ordinanza con cui il magistrato di Sorveglianza aveva accolto la richiesta dell’ergastolano. Riteneva che il provvedimento dell’amministrazione penitenziaria avesse solo una finalità afflittiva e che nulla avesse a che fare con le restrizioni del 41 bis, il regime del carcere duro al quale Lo Piccolo, 48 anni, è ristretto, a L’Aquila, dal giorno del suo arresto, nel novembre 2007.
“È evidente che dalla condizione detentiva possano derivare limitazioni, anche significative, all’ordinaria sfera dei diritti soggettivi della persona – scrivono i supremi giudici nella sentenza di alcune settimane fa – anche quale diretta conseguenza dell’adozione di misure e provvedimenti organizzativi dell’amministrazione stessa, volti a disciplinare la vita negli istituti, a garantire l’ordine e la sicurezza interna e l’irrinunciabile principio del trattamento rieducativo”. Si tratta di “autorizzata e lecita compressione” dei diritti del detenuto che non può essere discussa in sede giudiziaria.
Salvatore Lo Piccolo, ergastolano come il padre Salvatore, sta scontando il carcere a vita per gli omicidi di Giuseppe D’Angelo, barista in pensione assassinato per un errore di persona, avvenuto il 22 agosto del 2006, e di Nicola Ingarao, boss di Porta Nuova assassinato nel giugno 2007.