Sorridono come per darsi coraggio, nelle foto inviate via Whatsapp, i forzati della movida e del divertimento altrui. Quelli che, mentre tutti riposano, lavorano ancora di più. Ma i veleni palermitani di una situazione critica scorrono a fiumi nei dispacci quotidiani, tra rapine, sparatorie e omicidi, con un locale o una discoteca sullo sfondo. La ferita si copre di sale, ogni volta che i militi ignoti, fra strada e cucina, si sentono tirati in ballo impropriamente, con i loro esercizi esposti alla violenza del primo che passa e i conti da tenere a bada, nonostante tutto. Movida e sicurezza, ecco alcune voci dalla notte di Palermo, in tempi di cronache gelide e di un argomento sempre più caldo.
Sorride Gaspare Citarrella del NoName in via Paolo Paternostro, anche se gli hanno spaccato la porta del ristorante. “Un tale, inquadrato dalle telecamere di sorveglianza, ha preso a picconate l’ingresso – dice –. Era notte, ma andava pur sempre in giro con un piccone tra le mani. Forse – ecco quel sorriso che balena tra i problemi – è stato scambiato per uno dei sette nani…”.
“Non è colpa della movida”
Poi il discorso diventa terribilmente serio, com’è. “L’emergenza di Palermo non è la movida, mala o normale che si definisca, come leggiamo spesso sui giornali – dice Citarrella -. Se un ragazzo si porta la pistola in discoteca e ammazza un altro ragazzo, me lo spiegate che c’entra la movida? C’è un disagio sociale fortissimo con un crescente clima di impunità. Quelli che realizzano i colpi con il metodo dello spaccavetrine sono gli stessi che rubano i giocattoli nell’Ospedale dei bambini. E noi siamo doppiamente vittime: del pregiudizio e della criminalità”.
Il gestore del NoName incalza: “I controlli vanno benissimo, ci mancherebbe. Solo che ci sono i totalmente abusivi che vendono la birra a due euro e che sfuggono. Noi siamo passati al setaccio e subiamo la concorrenza sleale. Intanto, il centro storico si desertifica perché la gente ha paura. Sarebbe necessario un pattugliamento in forze delle zone considerate più a rischio. Pure con l’esercito”.
“Un maggiore controllo”
Sorride, nella foto, Doriana Ribaudo, titolare dell’Osteria Ballarò. Ma le parole sono drammaticamente precise; “Ci vuole un maggiore controllo del territorio, giorno dopo giorno. Per il concerto di Capodanno di Elodie c’erano cinquecento agenti a piazza Politeama. Perché queste risorse non sono sempre disponibili? Lo dico, esprimendo la massima fiducia nelle forze dell’ordine”.
“Un clima di paura”
“Noi, come persone che fanno impresa, diamo un messaggio positivo: i nostri locali sono sicuri – continua Ribaudo -, curati e contraddistinti dal massimo impegno per garantire i clienti. Non deve passare la suggestione che è colpa di chi ci mette tutto se stesso. Da un po’ di tempo c’è una recrudescenza dei fenomeni criminali e credo che c’entri qualcosa la fine del reddito di cittadinanza. La politica, poi, sembra schiacciata e non prende posizione”.
In un’altra chiacchierata, pubblicata da questo giornale, parla Antonio Cottone, presidente di Fipe Confcommercio. E conferma il dato economico ed esistenziale. “Molti clienti – dice – non vanno più dalle parti del centro storico e diverse saracinesche si abbassano. C’è un clima di paura e di scarsa serenità”. Ed è più difficile sorridere, magari per cercare un po’ di coraggio, nella notte di Palermo.